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Disoccupati di tutt’Italia “scendete dai tetti” e pretendete l’economia reale

Precari e disoccupati, è inutile restare abbarbicati in "altezza", bisogna agire "orizzontalmente"?

Basta! Disoccupati e precari italiani, scendete dai tetti, dai cornicioni delle fabbriche, dai carri ponte, dalle gru e dai terrazzi delle scuole, dalle finestre degli uffici, dalle arcate del Colosseo, dai ponteggi dei cantieri. Scendete! E’ giunta l’ora di tornare a toccare la terra, le strade, le piazze ed i vicoli delle grandi e sperdute città. L’altezza è stata solo il prologo del grande disagio sociale della disoccupazione. Adesso bisogna ragionare. La grande truffa della crisi è stata creata per salvare l’economia virtuale da quella reale. Per salvare le Banche come fossero un bene primario, di tutti, come il cibo e l’acqua.
 
Enormi cifre con moltissimi zeri continuano ad entrate nelle casse delle banche, arricchendo chi già lo era. Questo denaro di chi è? Denaro nostro, ovviamente, del cittadino, del contribuente, di colui che paga gli alti tassi di interesse per i mutui contratti con le banche.
 
Sono trascorsi oltre due anni quando, nell’estate del 2007, nei mercati finanziari internazionali è esplosa la crisi del credito originata dai mutui subprime statunitensi. Gli effetti della crisi sono ancora lontani dall’essersi esauriti e le ripercussioni sull’economia reale si manifestano ogni mese con maggiore severità.
 
Le previsioni per il futuro sono assai variabili: si va da chi ritiene che gli effetti negativi sull’economia reale si esauriranno alla fine del 2009 e chi invece giudica questa crisi come la peggiore dopo la grande depressione degli anni trenta del secolo scorso e ritiene che il peggio debba ancora manifestarsi e trascinarsi ben oltre il 2011.
 
La disoccupazione è l’unico dato reale di questa enorme menzogna mediatica, la crisi sta diventando il pretesto per creare un nuovo modello di sviluppo economico, una nuova e più sofisticata strategia di sfruttamento della forza lavoro, basato sulla necessità di modificare salari, orari di lavoro, chiusura di stabilimenti, delocalizzazione, nuovi strumenti di contrattazione aziendale favorevoli alle imprese, ecc. Tutto per il bene dei lavoratori? NO! Per i loro interessi! Un enorme ricatto ai danni dei lavoratori. Alla fine della crisi, nulla sarà come prima, le stesse fabbriche e gli stessi addetti, tutto sarà diverso. Questo perché l’italiano dimentica. Dimentica che l’economia reale è stata l’economia della grande industria assistita succhia soldi pubblici, soldi di noi contribuenti che ripianiamo i bilanci in rosso delle imprese “produttrici” di debiti, delle imprese dei prestanome della mafia, delle mazzette, degli assessori e sottosegretari, degli appalti truccati, di tangentopoli, degli amici del quartierino, dei bond argentini Parmalat, dei contributi alla rottamazione, ecc.
 
Si fa finta di non capire che da che mondo è mondo il denaro degli altri, quello depositato in banca, e la speculazione su di esso, hanno sempre prodotto altro denaro, a volte ben più di quello prodotto dall’economia cosiddetta reale, con buona pace della ridicola morale berlusconiana (quella stessa ipocrita morale che ci riempie le città di immagini pubblicitarie e di efficientismo, di slogan al consumismo, che ti invogliano ad indebitarti in svariate finanziarie tipo Fininvest).
 
La produzione della ricchezza finanziaria ha i suoi vantaggi: niente inquinamento, niente morti bianche, un mondo di terziario ricco e apparentemente civile, in giacca e cravatta. E’ l’economia del debito, quella che ti invoglia a comprare, perché dopo... ci pensiamo noi banchieri a spennarti, con comode rate. Chi ci racconta le favole vuole svuotarci le tasche. Chi si è fidato dei consigli delle banche si è dimenticato che la banca non è l’assistenza pubblica o il confessore, ma un privato che fa i suoi interessi, spesso contro i clienti. Manca l’etica, il controllo. Così come uno stato in mano alle famiglie della grande industria e dei capicosca è uno stato contro il popolo, nemico del popolo, dei cittadini contribuenti tartassati. I Tanzi, i Caltagirone, i Cragnotti, i Ligresti, i Geronzi, i Scaroni, i Colaninno ecc. E’ tutta gente che dall’inganno finanziario hanno saputo costruire la loro fortuna. Con soldi loro? No! Dei risparmiatori. Ma chi paga il conto di questa crisi matura ha il diritto di chiedere la revisione del capitalismo finanziario.
 
Questa volta non ci sono Enron o Parmalat. Il danno è venuto dall’applicazione di un modello legittimo, l’economia del debito. Questa è la parte più dura della nostra esistenza e va sempre tenuta presente, sempre guardata in faccia: rimuoverla, non pensarci, pensare ad altro vuol dire suicidarsi, divenire servi e schiavi di chi ha realmente campato sulle spalle del povero contribuente e dei lavoratori. Quindi, precari e disoccupati, se non si sconfigge questo gioco perverso è inutile restare abbarbicati in altezza, bisogna agire orizzontalmente, creare un fronte unico e smontare politicamente il sistema, vigilando sulle regole dell’economia reale e ridimensionando quella virtuale.
 
 
 

Commenti all'articolo

  • Di Silvano (---.---.---.35) 24 novembre 2009 16:49
    LA RIVOLUZIONE DEI LAVORATORI PRECARI   E’ una crisi diversa perché nel 1929/30 esisteva soltanto l’economia reale e per riprendersi era sufficiente ricominciare a lavorare, magari meglio di prima, ma c’era solo da lavorare! Ora invece per potersi riprendere è necessario accollarsi il debito enorme e la disoccupazione, poi lavorare ma anche convivere con una doppia economia: una reale ed una virtuale! Prima di fare altri danni occorre capire e ragionare sulla soluzione più giusta e possibile! Il danno è venuto dall’applicazione di un modello “illegittimo” perché l’economia del debito apparentemente sembra portare sviluppo ed occupazione ma è solo illusione! A lungo andare l’accumulo del debito diventa insostenibile, incommensurabile, non si governa più, l’economia scoppia e ritorna la crisi insieme alla miseria!

     

  • Di pv21 (---.---.---.103) 24 novembre 2009 20:03

    Quando sentiremo parlare di politica industriale e delle scelte su cui orientare l’economia allora potremo vedere qualche possibilità di uscita e risalita. Fino ad allora la CRISI - Atto Secondo continuerà a veder crescere le famiglie insolventi, le attività chiuse ed il numero dei disoccupati. (altro ancora http://forum.wineuropa.it )

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