Né esultare né festeggiare
Non bisogna né esultare né festeggiare e neanche cavalcare, questa non è la vittoria finale, non credo che in una società civile e libera si possa parlare di vittoria finale, è semplicemente l’affermazione di un principio che, purtroppo, pur essendo già stato affermato nella costituzione, si è dovuto riaffermare. Questo grazie a quelle forze intrinseche ad ogni democrazia che rappresentano il contrario della stessa.
Intrinseche perché, una democrazia che si rispetti, non può, nel difendersi, sopprimere ciò che le è contrario. Casomai deve dimostrare la capacità di difendersi giuridicamente.
E’ vero che la legge doveva essere presentata come costituzionale in sede appropriata e non ordinaria in Parlamento, ma dire che ciò dipende dall’incompetenza, mi sembra errato. Il Primo Ministro, e i suoi Ministri, non sono nuovi a questo comportamento; da una parte leggi ad personam, dall’altra - come la legge sulla libertà di stampa che include anche quella di pensiero - leggi che snaturano la Costituzione dai suoi principi essenziali, contravvenendo proprio a quella forma essenziale per ogni istituzione.
Dunque, né esultare né festeggiare ma, semplicemente, prendere atto che nella società le istituzioni funzionano ancora e che si devono difendere ogni qualvolta vengono attaccate dando loro la possibilità di lavorare. Ci sono altre leggi che contraddicono o addirittura annullano i principi costituzionali come: legge sui clandestini, sulla stampa, sulla scuola, sul condono. Tutte leggi che annullano i principi di: diritti umani, libertà di stampa, informazione e parola, diritto all’istruzione e uguaglianza di fronte alla legge (tentativo fatto attraverso il lodo Alfano) ma, coloro che hanno esportato illegalmente capitali vengono condonati delegittimando, in altro modo, cosi il principio che tutti sono uguali davanti alla legge.
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