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La destra che non c’è e quella di Berlusconi

Chi conosce la storia dello Stato italiano, che si appresta a celebrare i 150 anni di vita, sa che nella nostra storia unitaria il termine Destra ha indicato una formazione politica di uomini, che hanno sentimento liberale, serietà e dignità esistenziale, senso del disinteresse personale, una concezione laica dello Stato, ma non così rozza da scadere nell’anticlericalismo. Uomini che avevano a cuore la salda costituzione finanziaria dello Stato ed un occhio particolarmente attento per il pareggio del bilancio. Insomma una Destra moderata, conservatrice ed anche moderna, perché accetta, propone e promuove tutte le riforme ritenute utili con la sola condizione che esse servano ad accrescere la libertà ed il benessere dei cittadini, mediante il metodo liberale.
 
Se scorriamo la vita politica della Repubblica italiana di quest’ultimo quarantennio, ci accorgiamo che un’idea della Destra, come quella innanzi descritta, non è mai esistita se non in qualche galantuomo, che si può trovare in qualsiasi parte politica, ma non come programma politico-economico di una qualsiasi formazione.
 
La vita politica della cosiddetta prima repubblica è stato tutto un fiorire di piani di programmazione economica, di assistenzialismo statale, di Dottrina “sociale” della chiesa, di egualitarismo astratto, di garantismo sfrenato. Tutti i partiti, che si definissero di centro-sinistra o centro-destra, hanno sempre affermato di voler assicurare a tutti contemporaneamente l’assistenza dello Stato e la diminuzione delle imposte, la libertà d’intraprendere e la protezione contro la concorrenza straniera.
 
Orbene tutte le formazioni che si riconoscono nell’area del centro-sinistra non amano né i valori della Destra né la parola stessa, anzi continuano a dilaniarsi nella vana ricerca di una formula che possa mettere d’accordo l’eredità del loro passato con i tempi nuovi.

 
Nel centro-destra, invece, tutti si professano di destra. Ed il loro “conducator” irresistibile si agita contro tutto e contro tutti, continua a gridare alto e forte che rappresenta la vera Destra, che infatti è meglio di tutti quei campioni, che furono veri rappresentanti degl’ideali di destra come Cavour e Giolitti, che solo Lui può trasformare e rivoluzionare il Paese.
 
Il nostro amato “presidente factotum”, però, vorrebbe farci dimenticare che è circondato da ex-missini, ex-democristiani e soprattutto ex-socialisti e che quei pochi liberali, che parteciparono alla fondazione di “Forza Italia”, sono stati silenziosamente messi da parte. E che nei quasi dieci di governo complessivo i suoi programmi economico-assistenziali sono simili a quelli delle altre formazioni che si sono alternate nel tempo alla guida del Paese: deficit spending, tassazione esosa, condoni ricorrenti, indulti spensierati e, nel suo caso, anche leggi speciali “ad personam”, per risolvere i suoi problemi di famiglia.
 
Eppure Lui continua tenacemente a professarsi il più importante rappresentante della destra europea e forse mondiale.
 
Credo di capire perché. Perché, come egli stesso ci ha tante volte fatto sapere, il suo posto è alla Destra di Dio Padre Onnipotente.

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