Un piccolo contributo per esorcizzare il caro petrolio
Mentre me ne sto appoggiato sulla sdraio nel giardino della casetta al mare, lo sguardo si sofferma a rimirare la sagoma della mitica 500, la primissima auto del ragazzo di ieri che scrive: LE 74310, quarantaquattro anni, portati benissimo, dall’immatricolazione.
In pari tempo, un nitido ricordo si fa largo nella mente: “500 e 500 (vecchie lire, due addendi uguali ma separati per benzina normale e benzina super)”, ecco i termini, a lungo immutati, dell’ordinazione al distributore di carburante. E, con quel non pieno, via la 500 a girare per una settimana.
E’ inevitabile che, nell’atmosfera rilassata di quella postura, si sussegua, in ambito psichico, l’accostamento al prezzo attuale del carburante: fra i due momenti, fra le rispettive cifre, c’è un’apocalisse.
Come pure è inevitabile che le iper quotazioni determinatesi fra il 2008 e il 2009 non possano non essere affrontate e riequilibrate, percorrendo tutte le strade immaginabili.
Bene la tassazione extra, configurata dal ministro Tremonti e accennata, significativamente, dal Presidente degli U.S.A. Obama, sui margini, ingigantitisi, dei petrolieri, auspicabile il ridimensionamento delle accise governative, ma ciò non sembra sufficiente.
Occorre muoversi, concretamente e presto - congiuntamente a livello europeo se non, addirittura, di totalità dei paesi importatori - anche direttamente nei confronti dei paesi che producono la materia prima.
Proporzionalmente all’avvenuta crescita dei listini dell’oro nero, non resta che aumentare i prezzi dei beni e dei servizi di tutte le esportazioni destinate a quelle aree.
Forse, un gesto così configurato suona forte e stravolgente, ma occorre arrischiarlo, giacché, a parer mio, costituisce l’unico modo e mezzo per suscitare concrete reazioni e cercare di ottenere più miti pretese sul controvalore per barile, spianando il percorso verso il ritorno a quotazioni ragionevoli e sopportabili.
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