I costi della mancata Giustizia
Recentemente CONFARTIGIANATO ha provato a contabilizzare l’importo del costo economico, per il mondo della produzione, della lentezza della giustizia, indicandone anche il risultato sulla stampa quotidiana ; con ciò assumendo che sia possibile fare questo tipo di conteggio.
Non molto diversamente dai soggetti appartenenti al mondo animale ed al mondo vegetale, i soggetti economici agiscono automaticamente al di fuori di ogni altra considerazione che non sia quella della loro sopravvivenza; esattamente come deve fare il Principe secondo Niccolò Macchiavelli.
In questo senso etica ed economia nascono disgiunti, così come lo diventati l’etica e la politica medioevali dopo la lezione di Macchiavelli.
Insomma, se la Giustizia non funziona, le spese, alla fine, le paga il cittadino, che non trova un posto di lavoro, non ha risorse economiche per arrivare a fine mese ed altro ancora perché l’economia non prospera.
Da più parti e da tanto tempo si invoca una profonda riforma del sistema giudiziario per ridurne gli abnormi tempi, ma non si vede ancora l’uscita dal tunnel, in cui si trova l’Amministrazione della Giustizia nel nostro Paese.
Ad esempio affidando ai Giudici di Pace una fase propedutica a quella del giudizio, volta ad accertare l’identità delle parti in causa, l’oggetto del procedimento, le domande avanzate dalla parte agente e le obiezioni della parte resistente ; una fase predisposta anche alla ricerca i una composizione stragiudiziale, atta ad evitare il passaggio alla successiva fase del giudizio, affidata, questa si, ad un magistrato togato e resa in tal modo breve e diretta verso la sentenza.
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