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 Home page > Tempo Libero > Recensioni > E’ necessario un momento d’onestà: parola dei Co’ Sang

E’ necessario un momento d’onestà: parola dei Co’ Sang

Quando ho sentito Luche’ (Co’ Sang) per intervistarlo, il loro nuovo album era uscito da poche settimane e un Momento d’Onestà era un refrain che continuava a suonarmi in testa come un disco rotto...
 
La frase “l’informatore dei puffi”, era subito stata assunta a tormentone e il testo aveva scatenato un intenso dibattito tra coloro che credono che la camorra non possa essere inquadrata nella dicotomia bene male e che il gomorrismo sia un fenomeno (da baraccone?) che rischia di trasformare la vita delle persone dell’area nord di Napoli (e le loro sofferenze) in un fenomeno pop (a quando i tour per le strade della camorra?).
 
Dall’altra parte c’è un altro fenomeno, quello camorristico, che toglie ogni futuro e ogni speranza alla persone che lo subiscono, cittadini dalle esistenze schiacciate, senza alterantive, se non quelle emigrare o arruolarsi. Un fenomeno che troppo spesso va a braccetto con una parte dello Stato.
 
Non sono un critico musicale e mastico ancor di meno l’hip hop ma considero il loro primo lavoro, Chi More ppe’ me’, uno dei migliori album della scena rap italiana degli utlimi anni. La crudezza delle narrazioni di ’Nto e Luche’, l’empatia che ho provato nell’ascoltarlo – provenendo dalle stesse zone – mi ha fatto attendere con ansia l’uscita di questo secondo disco.
 
Il primo impatto con la Vita Bona mi ha lasciato perplesso, i cambiamenti di beat non mi hanno subito convinto ma, poco a poco, quei suoni più “europei”, le musiche più “internazionali” mi hanno fatto apprezzare un album che vanta collaborazioni eccellenti anche con artisti esteri – una su tutte Akenaton.
 
 
Il pugno nello stomaco, però, è Un momento d’onestà... Un attacco forte, un treno lanciato contro il gomorrismo e le sue distorsioni; un montante in pieno volto tirato ai “cantanti-magistrati”; ai neomelodici in quota Zeus Record, la casa discografica di Tommy Riccio autore de O’ Latitante e di Ciro Riggione che cantava Chillo va pazzo pè te scritta direttamente dall’ex ras di Forcella Luigi “Lovgino” Giuliano; a Matteo Garrone, regista per un mese nelle vele – fortino in cui neanche la polizia riesce ad entrare – e a Gomorra, il film che ha dato la possibilità alla Zeus di farsi conoscere sul mercato internazionale. Una colonna sonora realizzata, quasi interamente, da artisti che proveniente da una casa discografica che vede i suoi brani scritti dal latitante Rosario Buccino e eseguiti, tra gli altri, da Enzo Ilardi – indagato per spaccio.
 
Cantano i Co’ Sang e lo fanno senza peli sulla lingua, contro tutti, contro una macchina mediatica che può stritolarli ma cantano anche contro il rischio di essere additati come “pro-camorra”. Forse è questo il grande pericolo, la distorsione che può nascere in un’Italia divisa in due, un paese di guelfi e ghibellini, che non sa dialogare, che ha paura delle domande a destra come a sinistra: "come hanno fatto a girare un mese nelle vele? Perché nella colonna sonora ci sono 22 tracce di neomelodici? Allora è vero che i soldi fanno stare bene tutti?"
 
La richiesta di un momento d’onestà non è piaciuta e, infatti, XL le ha dedicato un articolo che è, quasi, la sedimentazione di un paradosso. Poiché sembra scritto proprio da una di quelle persone a cui i Co’ Sang chiedono questo momento. Un articolo in cui si fa confusione tra i quartieri della città (è davvero così complicato trovare su internet una mappa delle municipalità cittadine?), in cui il testo è distorto: "cantanti e magistrati marciano e vogliono sfruttare la scena" – il verso originale è cantanti-magistrati, scompare, quindi, quello che nell’articolo è fatto passare come un attacco alla magistratura.
 
Così, per avere un mio momento d’onestà, ho chiamato Luchè e gli ho chiesto di chiarirmi il testo...
 
 
 
Come sta andando il disco? 
 
Il disco sta andando bene sia come critiche che come vendite. Abbiamo fatto una bellissima serata al Piper che mi ha lasciato molto soddisfatto.
 
Le critiche in generale sono molto positive ma ho letto l’articolo di XL in controdendenza, che ne pensi?
 
La mamma degli ignoranti è sempre incinta. La moda Gomorra ha preso talmente piede, è come toccare Cristo, quando uno vuole fare un discorso che non è offensivo, ma chiaro, coerente e onesto rivolto a tutte le persone che vivono a Napoli e non hanno la scorta quando scendono al mattino, si deve confrontare con i moralisti che non hanno mai messo piede qui e fanno articoli per fare clamore.
 
Noi non volevamo criticare Roberto Saviano per quello che fa perché è l’unico che porta avanti il suo pensiero, noi volevamo criticare tutti gli artisti che hanno marciato sulla scia che lui ha creato, che hanno fatto queste scelte solo per fare qualche concerto in più e dando alla gente l’utopia che la vita cambi attraverso la musica. Vanno bene uno, due pezzi ma è diventato tutto esagerato ed è diventata una cosa banale, banalissima e noi ci siamo sentiti di dirlo. Anche se né Roberto Saviano né la troupe di Gomorra quando hanno fatto il film si sono comportati bene con noi. Con il senno di poi posso dire di essere stato contento di non aver fatto parte di quella cerchia perché non mi avrebbero mai più scrollato di dosso l’etichetta di rapper contro la camorra, perché sono un’artista libero che se domani vuole scrivere canzoni d’amore lo può fare senza doversi chiudere in questo ghetto pesante. Ovviamente le nostre storie sono simili a quelle di altri perché sono storie di strada ma non voglio essere etichettato come rapper anticamorra perché chi ci va di sotto è sempre il popolo napoletano che non vede mai la sua vita cambiare. Parlatene, ma poi basta, altrimenti diventa solo business.
 
“Tante persone ne parlano ma nessuno ha mai messo piedi qui”, ed è paradossale perché molti che parlano di voi non ci sono mai stati quasi a confermare quanto detto da voi.
 
Infatti, molti l’hanno letto solo su un libro, l’hanno visto in un film ma la realtà è molto più cruda, qui ci sono stati 60-70 omicidi in un mese ma non ci hanno mai messo piede. Spesso chi ci critica non è andato a fondo nel testo oppure non essendo napoletano non hai capito neanche quello che ho scritto. Noi siamo per le persone, non penseremmo mai di essere a favore dei criminali, ma che c...! Ma ti pare che nella vita io voglio il male? Io voglio il bene. Bisogna andare a fondo nei discorsi vedere quello che c’è dietro la vita delle persone e di chi abita in queste realtà.
 
La canzone in collaborazione con Monsi du Six trasuda volontà di partire.
 
La canzone parla di me quello che ho fatto per sopravvivere in UK. Adoro la mia città per le poche cose buone che ci sono: la mia famiglia, le amicizie, il cibo, il clima… le solite cose. Per il resto è una vita deprimente, si vive una volta e non voglio vivere all’italiana. All’estero si è più multiculturali, si ha l’opportunità di conoscere e vedere incroci di stili e idee. Qua sono tutto dei robot pilotati dalle televisioni private… Si può anche provare a fare qualcosa di buono qui ma è impossibile… Almeno così la penso.
 
Le collaborazioni con gli artisti?
 
Le collaborazioni sono andate benissimo perché li conosciamo da tempo, lo stesso Akenaton si è messo a disposizione. Con lui abbiamo dovuto lavorare di più, è stato più complicato, anche se Marsiglia e Napoli sono simili, sono due città che hanno un passato e un background simile. E’ stato molto naturale…
 
Le storie che raccontate, i vostri sentimenti nascono dai vostri discorsi degli ultimi due/tre anni o vengono da più lontano?
 
Sono un frutto degli ultimi anni. Abbiamo raccontato ciò che è successo nella nostra vita, penso che nella musica bisogna sempre raccontare se stessi. E’ stata certamente una maturazione di ciò che abbiamo vissuto e le nostre ambizioni per il futuro.
 
Quale sono le tue ambizioni per il futuro?
 
Incrementare la carriera perché meriteremmo di essere, insieme ad altri, i numeri uno in Italia. Perché ci metto la passione in quello che faccio per questo voglio migliorare.
 
Pensi ci sia una speranza per Napoli?
 
Ci sta la speranza, bisognerebbe mandare un esercito e insegnare ai napoletani la civiltà. Sono napoletano e queste cose posso dirle perché significa criticare anche se stessi perché anche io sono incivile a volte, non ne sono esente. Questo si può sempre fare. Si è fatto con il casco, con le sigarette. Non bisogna lasciarci fare ciò che vogliamo. Se le cose si vogliono fare si fanno, il contrabbando è stato debellato. Se invece vogliamo parlare di un’emancipazione nella mentalità non ne sono sicuro, ma è un problema italiano perché i media hanno creato, apposta, un popolo ignorante che deve votare solo in base all’apparenza: il più bello e il più ricco. Quindi sotto questo punto di vista non ho speranze… E allora io me ne vado perché non voglio pagare io per questa situazione. 

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