Non si uccide così Radio Rai Due
Il nuovo palinsesto di Radio Rai Due produce effetti lassativi internazionalmente riconosciuti.
Radio Due Rai era una rete con una fisionomia formidabile. Presentava, fino a fine 2009, un filotto di programmi garbati, intelligenti, di cultura ma non troppo ermetici o per iniziati. Li alternava, spesso, a trasmissioni leggere ma intelligenti (Il ruggito del Congilio), che presentavano una comicità surreale (610) oppure meno sottile, ma sempre gradevole (Ottovolante). Insomma, Radio Due Rai era “il giusto mezzo”, tra una radio educata e acuta ma non per iniziati, e una radio easy, ascoltabile anche per rilassarsi e distrarsi. Non è più così, anche se per fortuna i tre programmi citati non sono stati ancora cancellati.
Dal 1° gennaio 2010, per volontà del nuovo direttore di rete, Flavio Mucciante (scrivetegli a [email protected] ma perdete ogni speranza voi ch’intrate, è stato nominato da questo governo il 3 agosto 2009), Radio Rai Due ha subito una rivoluzione. L’intento era quello di svecchiare il palinsesto, introducendo programmi più freschi e giovanili. Poteva essere una scelta giusta, magari rischiosa ma giusta, se si fossero individuati dei nuovi talenti giovani in grado di sostituire personaggi in effetti tronfi, come Baby Sofri che conduceva “Condor”, programma comunque piacevole e ascoltabile, grazie soprattutto a Matteo Bordone. O anche se si fosse andati oltre la scelta dei conduttori “figli di”, com’era il caso sempre di Baby Sofri e di Giovanna Zucconi, che comunque era conduttrice competente e per lo più gradevole di “Sumo”, anche se ogni tanto il suo ego entrava in conflitto con quello dei suoi ospiti, e la cosa era perfino divertente.
I cambiamenti della rete sono inziati quando, pochi mesi prima della fine del 2009, il direttore del GR2, Antonio Caprarica (ricordate il farfallino più elegante della Tv di Stato, con le sue corrispondenze da Londra?) è stato sostituito dal cattolico Antonio Preziosi. Il GR2 è peggiorato di poco: si può ancora ascoltare (sempre meglio del GR1, che spesso trasforma la realtà per non dare le notizie scomode, come quando, parlando dello scandalo pedofilia che aveva coinvolto la Chiesa cattolica d’Irlanda, disse “Il pontefice si è espresso contro gli scandali sessuali che hanno coinvolto alcuni cattolici in Irlanda” come se lo scandalo riguardasse dei privati cittadini irlandesi, incidentalmente di religione cattolica, e fosse relativo a cose di sesso, e non a cose di pedofilia). Ma gli effetti più disastrosi di questi cambiamenti hanno riguardato la soppressione di programmi storici come Fabio & Fiamma (in onda dal 1987!), Condor, Sumo e altri (qui per l’elenco), sostituiti da cose davvero inascoltabili.
Tra tutti, il programma più orrendo è senza dubbio “Donne che parlano”, pomposamente lanciato come “il primo reality alla radio“. La trasmissione ha un “uomo dietro al vetro”, va in onda alle ore italiane dalle 15.30 alle 16.30. Ci sono delle donne (ma va’?) che parlano (ah, quando si dice la fantasia degli autori!) di qualcosa. La puntata da me ascoltata ha mescolato: senso di maternità, rapporti lesbici e inseminazione artificiale. Peccato mancasse un parere di culinaria e un altro sui mille segreti del punto a croce.
C’è un conduttore, maschio, tal Roberto Quintini, uno psicologo-commentatore, maschio, psichiatra Domenico Mazzullo, più il commento di un terzo messia, “l’uomo dietro al vetro”, che ricorda un po’ Jack Folla e in effetti è Jack Folla, alias Roberto Pedicini. Il ruolo di questi tre col pisello è di prendere per mano le povere donne e portarle verso la Verità e la Luce. Le donne spiegano situazioni loro, tipo di aver detto al figlio 16enne di essersi innamorata di un’altra donna, e i commenti degli uomini pagati della Radio Rai sono davvero allucinanti, ma non perché lo dico io: ascoltateli e fatevi un parere. Per qualunque cosa che sia appena un po’ progressista, psichiatra, conduttore e commentatore dicono che la donna in questione ha atteggiamenti “di assoluto egoismo” e danno fiato a discorsi maschilisti. Quando, per dire, la donna lesbica ha spiegato come ha raccontato al figlio di essere lesbica, lo psichiatra – che ci auguriamo essere un finto psichiatra – l’ha bollata come “il massimo dell’egoismo”, mentre l’uomo dietro al vetro ha detto che “difende tutte le forme d’amore soprattutto se lo invitano.” Beh ci mancava il rutto al microfono e l’annuncio di una sana grattata di palle a pelle per raggiungere il massimo della finesse. Del resto il finto psichiatra aveva bollato come “il massimo dell’egoismo” (quindi esistono due massimi) anche il desiderio di maternità di una seconda donna di voler ricorrere all’inseminazione eterologa in Danimarca per diventare mamma, avendo lei 36 anni e non avendo trovato il compagno giusto per diventare mamma.
Come aggravante, “Donne che parlano” è una sorta di Grande Fratello radiofonico, nel senso che le donne – volontarie, speriamo siano lì per bisogno e non per notorietà – saranno via via eliminate verso una ipotetica finale. A giudizio dei tre uomini, suppongo, e forse dei temerari ascoltatori.
Per quanto fosse difficile cercare di fare peggio di “Donne che parlano”, il direttore Mucciante si è impegnato a fondo e a momenti quasi riusciva a superare se stesso con “Traffic“. Di questa trasmissione ha parlato benissimo Massimo Mantellini, e vi rimando al suo post perché lo condivido anche nella punteggiatura. Io dico solo che quando ho ascoltato la prima puntata non potevo credere alle mie orecchie. Non potevo credere di essere su Radio Due, davvero. I due conduttori, Carlo Pastore da “X factor” (e ho detto tutto; anzi no, perché io non so cosa sia X Factor, grazia alla mia cattività canadese, ma son certo che se Carlo Pastore è un suo risultato, non devo davvero essermi perso nulla. Ma non basta: per descrivere chi è Carlo Pastore penso si possa dire che è un pierluigidiaco degli anni Zero, ma cari anellidi “non ci sono più i pierluigidiaco di un tempo” e credetemi: non avrei mai pensato di scrivere questa frase nella mia vita) e una tal Brenda del gruppo di Simona Ventura (e ho ridetto tutto, ma pare sia anche una ex miss Italia; non chiedetemi il senso di mettere una Miss Italia a condurre una trasmissione radiofonica, è troppo). Dire che i due conduttori non hanno cultura o spessore personale, è davvero parlare per eufemismi. Inoltre, non si preparano a sufficienza le puntate, non hanno nessun tempo radiofonico, spesso urlano nei microfoni e soprattutto non hanno mai fatto cinque minuti di dizione, rendendo così l’ascolto davvero improponibile.
Il risultato è davvero tragico, perché alla nullità dei contenuti, agli urletti, alle parolacce si unisce questa vomitevole cadenza regionale tipica da radio privata di quart’ordine, non certo della Radio Rai. Insomma, Radio Due si è appiattita in direzione Radio Deejay o Radio 105, solo che adesso Radio Deejay e Radio 105 mettono in campo squadre di professionisti ben rodati, mentre Radio Due mette in onda delle persone che hanno nessuna arte e poca parte.
No, caro Mucciante, non si uccide così Radio Rai Due.
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