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Rapporti mafia-politica. È giusto dubitare sempre?


Alla fine forse sono proprio la perdita dell’innocenza, la perdita della fiducia, il sonno della compassione che fanno più male. Però quando si sentono notizie come quella apparsa il 1° gennaio del 2010 non si può non “pensare male”.

 

La notizia: ad uno dei fratelli Graviano, il più vecchio, il boss, su richiesta dell’avvocato difensore, è stato tolto l’isolamento diurno, uno degli elementi previsti dal regime di carcere duro, il 41 bis, applicato ai condannati per mafia.

Pare che in effetti sia un “ammorbidimento” previsto dalla legge dopo che il condannato ha già scontato tre anni di carcere duro.

Purtroppo il mio primo pensiero non è stato per il condannato, che so essere uno spietato boss della mafia, ma che è pur sempre un essere umano e, almeno così ha denunciato, con problemi di salute.

No, il mio primo pensiero non è stato di compassione, né di fiducia verso la decisione dei giudici, piuttosto un collegamento col famoso papello che il figlio di Ciancimino ha consegnato tempo fa alla magistratura.

Il secondo pensiero è andato al processo Dell’Utri.

Ora cercherò di collegare per chi non l’avesse già fatto i due eventi, infine vorrei presentare un quadro più complesso sulla politica effettiva dell’attuale governo nei confronti della mafia. Mi scuso se esprimo cose che tutti (o quasi) hanno pensato.

Nel papello ci sono varie richieste dei boss alla stato italiano, in questo caso ne prenderò in considerazione due: la prima è la richiesta di rivedere la legge Rognoni-La Torre (detto per inciso La Torre è una vittima della mafia). Questa legge permette di usare a scopi di interesse sociale i beni confiscati alla mafia. Per intenderci sono terreni che spesso sono diventati cooperative agricole in mano a giovani del posto aiutati e sostenuti in particolare dalla associazione Libera, di don Luigi Ciotti.

Ebbene chiaramente questo fatto era una duplice spina nel fianco dei mafiosi: toglieva loro i beni e soprattutto mostrava ai giovani che c’era un modo per sfuggire alla mafia e per combatterla. Ora nella finanziaria da poco approvata (con l’ennesimo voto di fiducia) guarda caso per fare cassa si è deciso di mettere all’asta i beni confiscati ai mafiosi, ma in questo periodo chi possiede i soldi per acquistare questi terreni e beni sparsi in tutta Italia? Certo i mafiosi, naturalmente con adeguati prestanome (fatto denunciato da più parti in primis da Libera), anzi direi che questo provvedimento va molto d’accordo con lo scudo fiscale. Poniamo che i malavitosi avessero i loro soldi all’estero: ora se li sono portati in Italia e li possono subito impiegare per recuperare i beni perduti e soprattutto per mostrare alla popolazione chi comanda tra lo Stato e la mafia!

Un’altra richiesta che qui mi interessa ricordare riguarda proprio l’annullamento del 41 bis. Teniamo conto che del 41 bis parlò anche proprio il Graviano nel suo memoriale consegnato ai giudici al processo Dell’Utri. Cos’ha di particolare questo processo? Lo ricorderò anche se lo sanno tutti. L’imputato è un senatore della Repubblica Italiana e cofondatore di Forza Italia, il cui capo indiscusso è il capo del governo dello stato italiano, cioè Silvio Berlusconi.

Questo processo ha visto ultimamente alcuni colpi di scena, proprio colpi di teatro per come sono stati ben congegnati. Approfitto per fare i miei complimenti alla regia.

Primo colpo di scena: il pentito Gaspare Spatuzza, testimone ritenuto affidabile per le indagini sugli assassini di Falcone e Borsellino e delle loro scorte, passa a parlare del terreno minato dei rapporti mafia/politica e cita il nome sia di Dell’Utri che di Berlusconi. Tutti col fiato sospeso.

Si attende allora la testimonianza dei capi diretti di Spatuzza cioè i due fratelli Graviano.

Secondo colpo di scena: il minore dei fratelli Graviano smentisce risolutamente ogni coinvolgimento dei due politici.

Sospiro di sollievo.

E il fratello più grande, il capo che fa? Manda ai giudici un memoriale, in cui dice che si riserva di parlare quando il suo stato di salute lo permetta, anche perché il regime del 41 bis gli sta pesando sempre più.

Confesso che in seguito a questa serie di avvenimenti ho pensato: starò all’erta, vediamo cosa succederà del 41 bis.

La notizia è arrivata nel giorno più indicato, il 1° gennaio, un giorno in cui di tutto si fa ad eccezione di approfondire fatti di cronaca e di mafia. In realtà avevo pensato a una modifica della legge, sottovalutando l’astuzia di chi concerta queste cose.

Una legge non si poteva fare: che figura avrebbe fatto Maroni, Ministro dell’Interno, che annuncia che vincerà la mafia entro il 2010?

Meglio piuttosto applicare degli ammorbidimenti ad personam, che cioè non destino troppi sospetti, non siano plateali e che vadano ad aiutare i boss giusti, magari, non un beneficio a pioggia anche su membri di bande rivali.

E così il prossimo passo posso prevedere che sia una piena testimonianza del Graviano boss che smentisca anch’egli Spatuzza, e col fratello assolva in pace Dell’Utri e con lui Berlusconi.

Tutti felici e contenti.

Tutti, ma non io. Possibile che abbia perduto a tal punto l’innocenza da vedere una macchinazione così, dietro un semplice atto di giustizia e di clemenza verso un detenuto ammalato?

Intanto si levano indignate le voci dei parenti delle vittime delle stragi: forse l’innocenza non è perduta del tutto, forse basta guardare dalla parte giusta e non tacere.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.109) 5 gennaio 2010 13:46

    Complimenti Maria Rosa, sei riuscita, tutto sommato, a rimanere abbastanza distaccata: io non ci sarei riuscito. Ottima analisi!

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 5 gennaio 2010 14:40

    E’ fuori dubbio che non ci sia nessun collegamento tra i due eventi (la reticenza di Giuseppe Graviano al processo Dell’Utri e l’alleggerimento della sua condizione carceraria). Giuseppe Graviano è stato tolto dall’isolamento diurno in base ad una legge dello Stato, preesistene alle deposizioni di Spatuzza. Ma uno Stato non può permettersi di premiare uno stragista e un mafioso ancora convinto. Lo scandalo è tutto qui.

    E non è solo una questione di clemenza: di giorno gli sarà permesso di avere contatti con persone che non sono isolate dall’esterno del carcere. E’ un problema di sicurezza. Uno scandalo continuo di cui i giornali si accorgono solo ogni tanto: oggi i cavilli della legge rendono difficile la detenzione dei mafiosi al 41bis. E del resto, di detenuti a regime di carcere duro che comunicano con l’esterno, sono pieni gli archivi dei giornali. Con buona pace di Alfano che va giro da quest’estate a dire che lui, il 41bis, lo ha irrigidito.

    Quanto al processo Dell’Utri, non c’è nessuna regia. Soltanto un procuratore generale che riceve delle carte dalla procura di Palermo e chiede di depositarle al processo, com’è tenuto a fare. Di colpi di scena, quel processo d’Appello, è stao pieno. Da quando è iniziato, nel 2006. E’ che fino a quest’estate i giornali non se ne sono (quasi) mai occupati. Ecco, se dev’esserci una regia, penso che a dirigerla siano i giornalisti. Decidendo, a seconda di come orientano i riflettori e i taccuini, quali colpi di scena devono esistere. E quali è meglio censurare.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.112) 10 gennaio 2010 01:52
    Damiano Mazzotti

    I pentiti non possono ricevere stipendi da nababbi e segliersi il soggiorno.

    Nei paesi civili come la Francia e gli stati uniti la scelta tra carcere duro in isolamento e carcere normale, è la principale scelta che i pentiti possono fare...

    Qui vige la regola del pentimento, anche se il delitto ripetuto dimostra che il pentimento non c’è stato... e che il detenuto non si può recuperare..

    siamo un popolo di cretini ideologici: di sinistra e cattolici poco cristiani...

    Gesù sulla croce ha perdonato solo uno dei due ladroni...



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