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Home page > Attualità > L’odio ha radici antifilosofiche

L’odio ha radici antifilosofiche

Chi considera Marx un filosofo mette la filosofia sullo stesso piano del discorsivismo e manco si accorge dell’equivoco. L’equivoco del marxismo come delle filiazioni post-marxiste e socialistiche di qualsiasi gamma (nessuna esclusa), è quello di proporre temi di suprema importanza umana, per la conoscenza dei quali si incomincia col sopprimere il pensare "quasi che la sua missione", scrive Massimo Scaligero, "sia impedire che tali temi siano veramente compresi dall’uomo attuale" (Massimo Scaligero, "La logica contro l’uomo", Roma, 1967).

Per Marx, credere che l’uomo conduca la sua vita secondo pensiero e non viceversa è pretendere che “il mondo cammini sulla testa, anziché sui piedi”. E’ in tal modo che Marx esprime la sua idea sulla “mistificazione” della realtà. Per lui, la situazione condiziona interamente il modo di pensare dell’uomo. Ma anche il detto “Prima vivere poi filosofare” se accostato a questi psichismi è sbagliato in quanto unilaterale (per gli studiosi: c’è un volumetto di Rudolf Steiner, “Pensiero umano e pensiero cosmico”, in cui l’autore descrive le dodici possibili visioni del mondo, grazie alle quali ogni fenomeno può essere considerato dal punto di vista del materialismo, ma anche da quello dello spiritualismo, del realismo, dell’idealismo, del razionalismo, del dinamismo, del sensismo, del pneumatismo, del matematicismo, del monadismo, del fenomenalismo e dello psichismo) perché non è che si ragiona meglio con la pancia piena o col cosiddetto crollo epatico. Pensare a pancia piena o a pancia vuota non modifica il risultato di 1 + 1.
 
Infatti "non si può non essere mossi da psichismo" continua Scaligero, "quando si è teoretici e simultaneamente si nega il canone metafisico del pensiero" (ibid.), aggiungendo che è segno di decadimento della filosofia "non tanto il fatto che sia potuto sorgere un “materialismo dialettico” - che è dire un idealismo della materia - quanto il fatto che la filosofia non lo abbia identificato per quel che era e non lo abbia perciò espulso come un discorsivismo estraneo al proprio mondo" (ibid.).
 
Dunque se si è onesti con se stessi non si può considerare Marx un filosofo più di quanto non si possa considerare pensante un cane che si morda la coda. Ciò è evidente perfino dallo storico fatto che di fronte alla “Filosofia della miseria” (1846) di Proudhon, Marx contrappose lo scritto sulla “Miseria della filosofia” (1847). Chi afferma che la filosofia è miseria non è dunque un filosofo, ma miserabile. Eppure, anche se doveva essere evidente che quello di Marx non era pensiero ma piuttosto psichismo, l’aver fatto di Marx il grande filosofo delle scuole dell’obbligo generò in fondo mera avversione per il sano pensare, onde la nascita del “pensiero debole” come categoria filosofica. Roba da brividi: la nascita dell’imbecillità come categoria filosofica. Eppure un sano osservare avrebbe potuto scongiurarlo: nel “Manifesto comunista” di Karl Marx (1848), che fu il primo documento del socialismo e del bolscevismo, vi è la famosa espressione "Proletari di tutto il mondo, unitevi!", che esprimeva l’appello più innaturale che si potesse immaginare: un impulso verso la socializzazione sulla base dell’avversione e dell’odio verso coloro che non erano proletari. Per Marx, la socializzazione, cioè l’unione degli uomini, doveva costruirsi sulla separazione. Anche qui vi è antilogica, altro che filosofia.
 
Ogni discorsivismo ha infatti sempre all’interno di sé non pensiero ma psichismo capace di assumere la forma di pensiero, necessaria a sollecitare non l’altrui pensiero, ma l’altrui psichismo e ad alimentarlo. In tale contesto falsamente filosofico e falsamente scientifico, "la forma del pensiero viene asservita a un contenuto che nella sua mediazione le è irrelativo, in quanto contraddice il pensiero quale attività autonoma. È il segno dell’alterazione mentale" (Scaligero, op. cit.), la quale si fa avversione se trova davanti a sé pensiero anziché altro psichismo da catechizzare.
 
Ecco perché, in base a tale pensiero era prevedibile la caduta del muro di Berlino: è notorio che nel 1919 Rudolf Steiner pronunciò le seguenti parole: "Basterà che coloro che hanno in mano il governo nell’Europa dell’est lo mantengano per un tempo abbastanza lungo perché essi stessi portino all’assurdo la teoria marxista. Il marxismo si confuterà da solo". Un ascoltatore gli chiese quanto tempo bisognasse aspettare per assistere a tutto ciò e Steiner rispose: "circa settanta anni" (conf. di Zurigo, 26/10/1919). Esattamente 70 anni dopo c’è stata la caduta "della cortina di ferro".
 
Che l’odio abbia radici antifilosofiche lo si vede anche dal fatto che ogni psichismo per farsi pensiero deve lasciare istinti, brame e passioni e liberarsene. Se è vero che “le passioni sono componenti naturali dello psichismo umano” (art. 1764 del “Catechismo della Chiesa Cattolica”, Roma, 1992) è anche vero che liberandosene, l’uomo può liberarsi anche di equivoci, fraintendimenti e, soprattutto, degli odi, tipici degli uomini non liberi, perché in ogni evoluzione dell’interiorità scompare anche ogni paranoia.
 
Diversamente, cioè istintivamente - e queste sono le vere cause non solo del sangue di Berlusconi, ma anche di tutti i conflitti e guerre di Stato - "il logico paranoide è portato a trasmettere il proprio male: perché soltanto contagiando la moltitudine, il suo dialettismo rientra nell’ordine della normalità, ossia nell’ordine di una generale necessità, a lui indispensabile come forma di un valore etico: in ciò facilitato dalla stampa, dalla radio-televisione, dalla pubblicità, che oggi sembrano funzionare come suoi appositi strumenti. Il collettivo riconoscimento di una "verità" oggettiva, in quanto trasmessa secondo canone logico-dialettico, operando come una fede, è ciò di cui egli necessita come di un sostegno mistico. Infatti, per istinto sente l’irrealtà della sua dialettica, per istinto cerca un appoggio extradialettico: tende a suscitare la fede più facile, quella che oggi tutti devozionalmente accordano ai risultati dell’indagine scientifico-razionalistica, senza esigenza di verifica. Il contagio dialettico è il più facile, perché fa presa sull’inerzia mentale tendente a darsi giustificazione filosofica e logica evitando sforzo d’autoconoscenza. Tale inerzia è appunto il principio dell’alterazione mentale, o l’alterazione che comincia a divenire normalità, in quanto risponde a uno scadimento del pensiero in dialettismo e al dialettismo come discorso indipendente dal pensiero. Il catechismo assume in tal senso la funzione che oggi può essergli più regolare: operare per la fede che risponde alla segreta necessità del mentale alterato: servire i processi della corporeità e della materia mitizzata e culturizzata" (M. Scaligero, op. cit).
 
Povera Italia allora, se si spera ancora che i tempi dell’odio possano cambiare senza il pensare!

Commenti all'articolo

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 19 dicembre 2009 13:24
    maurizio carena

     Marx non sarebbe un filosofo?

     Sicuramente un cane che si morde la coda e’ piu’ "pensante" e soprattutto MENO IGNORANTE di chi ha abborracciato questo insulso pistolotto che recensisce il libercolo di uno pseudoautore che, scrivendo tali bestialita’, non merita nemmeno il fiato che si sprecherebbe per spiegargli i fondamentali.

     Scaligero sta alla filosofia come lo psiconano sta alla democrazia.

     

  • Di Nicolò Freccero (---.---.---.53) 19 dicembre 2009 14:56
    Nicolò Freccero

    Maurizio Carena ha in parte detto cosa io dico, ma cercando una logica , anche se per Lei e Scaligero non esiste come tale nella Filosofia, mi pare di poter sostenere che Marx in realtá crea una nuova concezione della Filosofia , cioè la propone come Ideologia ..
    Non mi permetto di aggiungere molto, ma spesso leggendo Libri su Marx , mi accorgo che chi li ha scritti , fa parte di quel grande gruppo di gente che si professa anti-marxista o anche marxista, cosa hanno in comune? Di parlare di Marx , ma di non aver MAI letto il Capitale..al massimo hanno letto il Manifesto e dico al massimo...
    Poi sul concetto proletario...beh oggi ne userei uno come modello Il Sivio B, infatti se si utilizza il vero valore filologico del termine derivante da Prole, lo è quanto me, avendo 4 figli.. Mordersi la coda da solo..poi beh mi pare che lei ci sia riuscito al massimo del previsto..legga il Capitale e poi scriva... Scaligero poi...Ma chi è?

    • Di (---.---.---.217) 19 dicembre 2009 17:07

      La risposta sopra valga anche per Lei (che afferma di di non sapere chi è Massimo Scaligero). Comunque "Il Capitale" di Marx io l’ho letto, e sul fatto che molti neomarxisti che ne parlano non l’abbiano letto, mi trova d’accordo.

  • Di Nereo (---.---.---.217) 19 dicembre 2009 17:10
    Nereo

    Ops
    (xxx.xxx.xxx.217) 19 dicembre 16:57
    e
    (xxx.xxx.xxx.217) 19 dicembre 17:07
    sono stati scritti da Nereo Villa

  • Di pv21 (---.---.---.86) 19 dicembre 2009 18:07

    Vorrei ricordare che questa è una GENERAZIONE senza BUSSOLA travolta da relativismo, edonismo e nichilismo. E’ la generazione che ha sostituito il rapporto fisico diretto con le comunità del web. Così si scivola nella PESCITUDINE di quei soggetti che pur di "essere" abbracciano idee "confezionate". (altro => http://forum.wineuropa.it )

  • Di Nereo (---.---.---.84) 20 dicembre 2009 11:05
    Nereo

    Condivido. Credere che l’uomo conduca la sua vita secondo il pensiero, e non viceversa, è pretendere che "il mondo cammini sulla testa, anziché sui piedi". Così Marx esprime la sua idea sulla "mistificazione" della realtà. Per Marx la situazione condiziona interamente il modo di pensare dell’uomo. I rapporti economici e sociali si traducono per lui in dottrine, “mascherandosi”, appunto, di propositi e pretesti ideali.
    La critica di Marx dell’ideologia procede da questa impostazione di base. Per lui non è vero che l’uomo nel realizzare la sua libertà è ostacolato da rappresentazioni sbagliate. Crede che lo sia da condizioni di vita opprimenti, e che qualora queste mutassero, muterebbe anche il modo di pensare. Perciò, contro tutti i filosofi del suo tempo (tanto contro gli “speculativi”, quanto contro i “critici”), Marx proclama che l’importante non è interpretare il mondo, bensì cambiarlo. Ed chi si muove esclusivamente nella sfera delle idee è per lui un “ideologo” (termine a cui Marx da’ un significato spregiativo) a cui la società, fondata sulla divisione del lavoro, ha assegnato il compito di “pensare”. Ma il solo pensiero che veramente conti per Marx non è un pensiero puramente conoscitivo e contemplativo, bensì quello che accompagna la prassi, cioè l’azione che modifica le condizioni di vita degli uomini.
    Hegel, secondo il quale la filosofia non può “ringiovanire il mondo” ma “soltanto conoscerlo”, è per Marx il supremo rappresentante di un sapere inutilmente contemplativo e/o mistico. E per liberarsi dalle condizioni di vita opprimenti l’uomo secondo Marx non abbisogna di misticismo ma di scienza.
    Purtroppo anche oggi questo modo di pensare fa ancora presa sulla gente disabituata dal tempo di Marx a ragionare. Ecco perché lo pseudopensatore odierno, cioè il portatore di pensiero debole, diffidando del potere del pensare umano di pervenire alla verità, nega nichilisticamente perfino l’esistenza della verità dei fatti, e crede che Marx abbia davvero studiato i fenomeni storici con categorie concrete ed appropriate. Invece la “filosofia” di Marx è deficiente di pensiero in quanto non accorgendosi per esempio della differenza fra materia e idea della materia, parla di materia non vedendo che ciò è impossibile, in quanto si può parlare solo di una idea di una cosa se no si è obbligati a credere che tale idea non esista ma che esista invece quella cosa, cadendo così in ciò che si vorrebbe combattere, il dogmatismo fideistico. Per forza allora che non si riesce mai a debellarlo! Perché lo si vuole debellare senza pensare, ma solo credendo. Chi dunque procede in tal modo, cioè credendo, è un credente nella materia, vale a dire un mistico della materia quindi per nulla filosofico, né scientifico. Continuerò questo interessante argomento, perché oggi siamo arrivati al punto in cui nessuno ha il coraggio di parlarne, pensandoci con la propria testa.

  • Di Nicolò Freccero (---.---.---.53) 20 dicembre 2009 21:31
    Nicolò Freccero

    Pregiatissimo di Nereo...mi compiaccio del fatto che lei abbia accettato la mia provocazione...cioè il mettere in dubbio che Lei avesse letto il Capitale,L’ho scritto solo per sapere quanto lei lo avesse letto... ma quell’opera Non è filosofica e neppure tende ad esserlo. Io vedo nel Marxismo solo un metro di misura, che è ancora valido. Se uno lo usa con meditata considerazione è molto funzionale, ma certo ci sono cose che Hegel dice molto più chiaramente di Karl Marx, se si analizzano solo filosoficamente. Concordo su un fatto, Marx non può essere solo ritenuto un filosofo, o forse non lo è affatto. 
    In realtá poco conta , la sua importanza rimane pur tanto quella di aver analizzato con una certa coerenza una parte del futuro, quella parte che ha prodotto poi il consumismo e l’esasperazione del potere basato su capitale. Il Marxismo travasato poi sia da Lenin e ancor peggio da Stalin , fino ad arrivare al Maoismo, non hanno in realtá capito come lo potessero usare in pratica , o meglio lo hanno strumetalizzato trasformando una rivoluzione contadina e piccolo borghese, e mutando il capitalismo solo in capitalismo di Stato..Il Progetto Sovietioco ha fallito, quello di Maoista si sta rapidamente trasformando in un capitalismo primitivo, cioè il capitalismo più odiato da Marx..

  • Di Nereo (---.---.---.202) 21 dicembre 2009 10:52
    Nereo

    Condivido senz’altro. Oggi pubblicherò nel mio sito ufficiale la pagina "Marx-superstition", ispiratami in parte dal commento d pv21 sulla pescitudine. Alla fine della pagina racconto un fatto molto comico e curioso che mi è successo nel 2004. Ci terrei ad avere il suo parere. Buon Natale.

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