• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > La guerra a un passo

La guerra a un passo

"La guerra ad un passo. Grandi reportage da quarant’anni di guerre", a cura di Simone Barillari.

"In guerra la prima vittima è la verità" (H.W. Jonson, senatore americano).

L’evoluzione sociale ed economica del mondo è stata caratterizzata fin dagli albori dalla guerra. Conflitti generati da questioni territoriali, politiche e a volte razziali. Molti popoli e generazioni hanno vissuto parte della vita sotto assedio, coprifuoco e violazione dei diritti umani.

“La guerra ad un passo. Grandi reportage da quarant’anni di guerre” raccoglie sei pezzi unici ed inediti in Italia. Poche pagine che riflettono perfettamente il tempo del cambiamento globale attraverso il reportage: una particolare forma di giornalismo che rivela nella sua natura d’inchiesta, il bisogno di riferire, riportare la verità.

La guerra dei sei giorni fra Israele ed Egitto (1967), la guerra civile in Salvador, l’insurrezione che ha portato la democrazia nelle Filippine (1987), l’invasione di Panama da parte degli USA (1989), l’orrore dell’assedio di Sarajevo (1993), l’attacco americano all’Iraq descritto e raccontato dall’angolo visuale dei curdi (2003), storie narrate da chi ha vissuto sulla sua pelle questi conflitti.

Giornalisti, scrittori che si sono trovati per scelta o per caso ad essere testimoni di dittature, soprusi e rivoluzioni. Situazioni pericolose e, a volte, al limite che sono state condivise con la gente comune, le persone che sono state vittime di sistemi totalitari, che inizialmente avevano abbracciato. Uomini e donne che avevano creduto nella causa morale offertagli e che invece si sono trovati in stati di guerra, dove sparatorie, bombe e uccisioni erano l’unica realtà quotidiana conosciuta.

Così nelle prime pagine, troviamo il reportage "Vivant, alert, vèridique" di Yves Cuau, che narra l’inizio della “guerra dei sei giorni”: la notte del 1giugno 1967 Israele sferrò improvvisamente l’operazione Focus contro l’Egitto. Quest’ultimo venne isolato completamente e reso impossibilitato alla difesa dalla distruzione delle basi militari e relativi mezzi pesanti. “Missione compiuta. L’aviazione egiziana non è più operativa. E ora, Sinai a tutto gas!”, (pag. 28).

Proseguendo nella lettura, si scoprono molte verità che, fino alla pubblicazione di questo libro, si conoscevano lievemente o superficialmente.

Come la situazione del Salvador sotto i regimi di Molina e Romero, dai cadaveri non riconoscibili (desconocidos) e che quotidianamente invadevano strade e campagne filippine, alla monopolizzazione dell’intero mondo dell’informazione(giornali, radio e canali televisivi).

La dittatura militare di Marcos nelle Filippine che è terminata con una rivoluzione popolare.

L’invasione americana di Panama viene raccontata in modo accorato da Martha Gellhorn, terza moglie dello scrittore E. Hemingway. Panama era stata una dittatura militare per ventuno anni, Noriega aveva deciso di cambiare questa realtà grazie alla sua posizione politica. Ma l’americano era anche famoso per i suoi traffici illegali. Una figura enigmatica che fece la differenza nella storia dell’isola che improvvisamente fu invasa dagli States. “Le truppe americane sono entrate nelle case della gente; hanno arrestato tutti i dirigenti sindacali nel giro di tre giorni e li hanno portati a Fort Clayton per interrogarli e schedarli”, (pag.112).

Documenti, citazioni che compongono un passato pesante ed ingombrante. Una raccolta cronologica, dagli anni sessanta al nuovo millennio (riportando la guerra in Iraq). Quarant’anni di guerre.

“Il 20 marzo 2003, dopo aver sottoposto Baghdad a a due giorni di bombardamenti, gli Stati uniti invasero l’Iraq di Saddam Hussein con il sostegno della Gran Bretagna e piccoli contingenti di altre cinque nazioni occidentali”, (pag 159). Un conflitto ancora vivo e presente nella nostra vita quotidiana.

Un libro da leggere per capire meglio chi eravamo, cosa abbiamo fatto e vissuto per non ripetere gli stessi errori nel presente e nel futuro. Perché come diceva I. Bachmann: “La guerra non viene più dichiarata, ma continuata. L’inaudito è diventato quotidiano”.

Simone Barillari (Padova 1971) è critico letterario, traduttore e scrittore. Nella sua carriera ha collaborato con Il Manifesto e Alias. Fondatore e curatore della casa editrice Alet. Inoltre, è ideatore e curatore della serie Indi-Pulitzer, una raccolta delle più famose inchieste del giornalismo americano vincitrici del Premio Pulitzer.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares