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3 buoni motivi per non votare Re Silvio

L’elezioni si avvicinano e nel mio piccolo cercherò di convincere quante più persone possibili nel non votare Re Silvio, ovviamente nel rispetto reciproco che ognuno di noi deve avere verso il prossimo, Democrazia e Costituzione INSEGNANO.

E’ giorni che cerco di capire cosa può far aprire gli occhi a tutti quei cittadini che ad oggi non lo hanno ancora fatto.

Innanzitutto il primo punto fondamentale è il paragone di consenso che il popolo Italiano oggi dà al nostro Re Silvio e che ha dato nel passato al dittatore Benito Mussolini:

1) La stabilità della dittatura fascista è in gran parte da ascriversi alla capacità di Mussolini di generare attorno alla propria figura un forte consenso. L’abilità mostrata nel rendere la sua personalità oggetto di vero e proprio culto si rifletté non solo nell’approvazione che la società italiana a lungo gli mostrò, ma anche nell’ammirazione che riusci a guadagnarsi presso numerosi capi di Stato stranieri di intellettuali e, più in generale, presso l’opinione pubblica internazionale, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Da questo punto di vista Mussolini divenne un modello di ispirazione per molti futuri dittatori, soprattutto Hitler, ma anche per molti politici di spicco di importanti stati democratici.

La popolarità di Mussolini trova probabilmente la sua origine nell’insoddisfazione del popolo italiano nei confronti delle classi dirigenti liberali
per via dei trattati di pace, ritenute dai più sfavorevoli, che l’Italia aveva dovuto accettare alla fine della prima guerra mondiale, nonostante gli oltre 650.000 morti e i sacrifici enormi sopportati dal paese. Non a caso, Gabriele D’Annunzio parlò di «Vittoria mutilata». L’Italia guadagnò territorialmente solo parte di ciò che le era stato promesso col patto di Londra e ciò, unito al generale malcontento post-bellico e alla terribile crisi economica dell’immediato dopoguerra, fece crescere il desiderio di un governo forte.

Mussolini fu abile a sfruttare tale situazione nonché la paura del cosiddetto "pericolo rosso" , accresciutasi durante il biennio rosso: si presentò come il restauratore dell’ordine e della pace sociale, teso alla «normalizzazione» della situazione politica. Da questo punto di vista, molti squadristi fascisti intransigenti criticarono la collaborazione (nel 1922-1924) del PNF a livello governativo con i vecchi partiti, nonché il fatto che fossero rimasti in carica molti dei questori e dei prefetti che erano stati estranei - se non ostili[80] - al fascismo. A partire dal 1925, con la promulgazione delle cosiddette leggi fascistissime e l’inizio della dittatura, ogni forma di collaborazione coi vecchi partiti fu abbandonata e gli stessi sciolti.

Il consenso fu poi alimentato grazie al controllo sulla stampa e sul mondo culturale italiano. Mussolini, in quanto giornalista, conosceva bene il potere della stampa, e di conseguenza fece in modo di poterlo controllare. Nei suoi Colloqui con Emil Ludwig giustificò la censura imposta ai giornali con il fatto che nelle liberaldemocrazie i giornali non sarebbero più liberi, ma obbedirebbero solo ad un’oligarchia di padroni, differenti dallo Stato: partiti e finanziatori plutocratici.

Inoltre ogni forma di dissenso sgradita a Mussolini venne repressa attraverso l’OVRA, il Tribunale Speciale, e l’uso massiccio del confino politico. Tuttavia Mussolini tollerò - e costrinse i suoi a tollerare - alcune "voci fuori dal coro" (come ad esempio Salvemini, Croce, Bombacci) tanto per alimentare la propria immagine di uomo forte ma non di tiranno, quanto per mantenere aperti canali di dialogo anche con l’antifascismo militante.

Mussolini dimostrò di avere una personalità carismatica, come testimoniano i discorsi tenuti di fronte a «folle oceaniche» e una notevole abilità oratoria, che attinse in parte dall’esempio dannunziano. Egli incrementò la sua popolarità presentandosi come «il figlio del popolo», ricorrendo all’organizzazione ed all’irreggimentazione delle masse, chiamate di continuo a partecipare ad iniziative di varia natura, ma anche grazie all’appoggio di molteplici intellettuali di spicco (Gabriele D’Annunzio, Mario Sironi, Ezra Pound, i futuristi, Giovanni Gentile) e di uomini di grandi capacità di governo.

Mussolini seppe sfruttare abilmente, come mai prima era stato fatto in Italia, i nuovi mezzi di comunicazione (la radio, il cinema e i cinegiornali) nonché i successi sportivi conseguiti dall’Italia fascista (come i Mondiali di calcio del 1934 e del 1938, e il titolo mondiale dei pesi massimi conquistato da Primo Carnera), che furono entrambi ampiamente utilizzati in funzione propagandistica. A questi Mussolini unì i primati aeronautici conquistati dall’Italia (le trasvolate atlantiche, la conquista del Polo Nord, i primati di velocità per idrocorsa) e quelli navali (il transatlantico Rex).

Mussolini riuscì spesso a interpretare correttamente la volontà della maggioranza del popolo italiano, attuando importanti interventi di tipo sociale, sanitario, previdenziale, economico e culturale.

Occorre inoltre sottolineare come la politica di potenza inaugurata dall’Italia fascista fosse vista con favore da gran parte della popolazione. Mussolini mirava a fare dell’Italia un paese temuto e rispettato, restaurando i fasti dell’Impero romano, recuperando i territori irredenti e realizzando il controllo italiano sul mediterraneo (il mare nostro). Questa politica - troncata dallo scoppio della della seconda guerra mondiale non produsse i risultati sperati, ed ottenne solo di isolare l’Italia dai suoi ex alleati dell’Intesa, spingendola ad una sempre più stretta - e definitiva - alleanza con la Germania.

(tratto da Wikipedia)



2) L’impopolarità che Mussolini raggiunse a livello internazionale ci ricorda l’impopolarità che oggi Re Silvio sta riscuotendo a livello mondiale, ovviamente tranne che per la carissima amica RUSSIA, non a caso il Governo Italiano non ha aperto bocca e non ha mosso un solo dito per supportare Fiat nella conquista di Opel, Magna è finanziata dagli amici Russi.

3) Dare un forte consenso al Re in questo momento delicato del Paese sarebbe un errore GRAVISSIMO, sarebbe come regalargli il nostro Paese ITALIA. Non è un caso che si stanno mobilitando tutti i maggiori quotidiani del Mondo contro il RE. Re Silvio ha addirittura dichiarato che il Times, quotidiano Inglese (in vari editoriali di questi giorni ha attaccando brutalmente Re Silvio) è un giornale comunista, be’ non vi sto a raccontare cosa il Times ha risposto al nostro Re, ma immaginate la risposta di un quotidiano inglese "filo destra DOC".

D’altronde, aumentando il potere al Re può non ripetersi la Storia?
Giudicate Voi,

Mussolini, Verso il Potere

A partire da questo successo, le camicie nere moltiplicano i numerosi episodi di violenza e aggressione fisica e verbale contro gli avversari politici del fascismo, soprattutto contro socialisti e popolari. Dopo la scissione di Livorno, anche contro i comunisti; il fenomeno prende il nome di squadrismo.

Il 2 luglio Mussolini invita i socialisti e i popolari, con un articolo su Il popolo d’Italia, a un patto di pacificazione per la cessazione delle violenze squadriste
, firmato il 2 agosto grazie alla mediazione del presidente della Camera Enrico De Nicola; tuttavia, le violenze non cessano perché l’esecuzione dell’accordo viene contestata dai singoli ras e perché ne sono esclusi i comunisti. Fra costoro e gli squadristi le violenze continuano rendendo vuoto di significato il patto. Inoltre i ras minacciano Mussolini di scavalcarlo e destituirne l’autorità sui Fasci.

A proposito della notevole autonomia di cui godevano i singoli gruppi squadristi, Renzo De Felice riporta che il futuro duce entrò in contrasto con alcuni esponenti che mettevano in dubbio la sua posizione di guida del movimento (su tutti, Dino Grandi) e che non accettavano la volontà mussoliniana di presentare quest’ultimo come "normalizzatore" dell’ordine sociale. Emblematico da questo punto di vista, sempre secondo De Felice, quanto scrisse Mussolini: «Il fascismo può fare a meno di me? Certo! Ma anch’io posso fare a meno del fascismo.»

Tuttavia, le divergenze vengono superate, e il 7 novembre si tiene a Roma il terzo congresso dei Fasci di Combattimento, che vengono trasformati nel Partito Nazionale Fascista, con Michele Bianchi primo segretario. Il 1° gennaio 1922 Mussolini fonda il mensile Gerarchia, cui collabora l’intellettuale (ed amante di Mussolini) Margherita Sarfatti.

Il 2 agosto 1922 le sinistre indicono uno sciopero contro le violenze delle camicie nere, che intervengono determinandone il fallimento: a Milano, per esempio, gli squadristi disperdono i picchetti degli scioperanti e conquistano i depositi dei tram, facendo circolare regolarmente i mezzi pubblici con la scritta "gratis - offerto dal Fascio". Nel frattempo, tra il 31 agosto ed il 5 settembre, le squadre fasciste occupano i municipi di Ancona, Milano, Genova, Livorno, Parma, Bolzano e Trento, acquisendone il controllo, dopo violenti scontri armati.

Si tratta del crescendo della "rivoluzione fascista", con cui Mussolini tenta un ambizioso colpo di mano per impadronirsi del potere, sfruttando il consenso acquisito presso gli ambienti sociali più importanti del regno. Il 24 ottobre passa in rassegna a Napoli le 40.000 camicie nere lì radunate, affermando il diritto del Fascismo a governare l’Italia.

(tratto da Wikipedia)

Che dire,
Avanti Popolo e buon voto a tutti.

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