Estratto da un mio libro di prossima pubblicazione in cerca di editore:
Una cosa è certa che, se l’aumento della temperatura
prosegue, la capacità di assorbimento delle piante della CO2 viene fortemente
ridotta per la fotorespirazione che limita la fotosintesi mentre l’aumento
della CO2 ambientale favorisce la fotosintesi e quindi la produzione di
ossigeno e la riduzione della CO2 stessa. E questo è un altro punto a favore
dell’azione dell’anidride carbonica che semmai, questa volta sì, viene
ostacolata dall’attività umana di criminale disboscamento.
Si può infine dare ragione agli estremisti accusatori
delle attività umane quali causa del riscaldamento del nostro pianeta quando la
stessa malattia è stata riscontrata su Marte? Quale attività antropica si
svolge sul pianeta Marte ove l’atmosfera è prevalentemente costituita da
anidride carbonica tanto da generare piogge di ghiaccio secco? E’ pur vero che
la massa di Marte, più piccola di quella della terra, dà luogo ad un’atmosfera
rarefatta ma se l’effetto serra fosse così importante come si spiega, con una
percentuale del 95% contro il 0,38% della terra, che vi sia sul pianeta rosso
un’escursione termica da + 20°C a
140°C.
E’ forse la stessa ragione per cui è l’atmosfera
gravida di umidità delle foreste pluviali a ridurre l’escursione termica ai
tropici e all’equatore e ad ampliarla sui deserti assolati di giorno e freddi
di notte.
E’ questo un altro argomento da sviscerare con
passione scientifica e non con pregiudizio ecologico.
Con questo intento, sperando di apportare un
contributo modesto ma disinteressato, senza aumentare ulteriormente la
grande confusione che domina
sull’argomento, mi accingo ad esprimere il mio punto di vista sulla questione
del secolo.
Si tratta come prima cosa di affrontare alcune
curiosità che emergono e non possono rimanere senza una risposta. Quelle
foreste carbonifere sommerse da grandi eventi naturali, quegli enormi depositi
petroliferi di fauna e flora marina che, nel ventre della terra microrganismi
anaerobi, hanno pazientemente trasformato nei millenni in prezioso e maledetto oro nero sono o
non sono forze endogene della biosfera? Il CO2 della combustione dei prodotti
fossili a quale pianeta appartiene se non al nostro? Se la storia fosse stata
diversa, quale diverso destino avrebbe avuto quella foresta se non la
decomposizione e l’ossidazione a cielo aperto della cellulosa, della lignina e
degli altri componenti organici a darci sempre e nella identica quantità il CO2
di cui nessun chimico meticoloso potrebbe rintracciare, fra tanti miliardi di
miliardi... di miliardi, lo stesso atomo di carbonio? Eppure la ragione ci dice
che sarebbe andata proprio così e lo stesso atomo di carbonio avrebbe avuto lo
stesso destino. La quantità di carbonio, da quando mondo é mondo, non è
cambiata nel suo ciclo per mano dell’uomo che ha riportato alla biosfera ciò
che dalla biosfera è nato ed alla biosfera appartiene. Da dove proviene allora l’aumento di
carbonio organico sul pianeta terra se non dal suo interno, per l’attività
geotermica tanto auspicata e le violente esplosioni vulcaniche oppure dalla
lenta ed implacabile trasformazione da parte dei microrganismi del substrato
abiotico in materia organica? L’uomo avrebbe potuto lasciare sotterrato il
carbonio fossile ma comunque gli eventi naturali con il loro svolgersi ineluttabile
ci mostrano che il CO2 è destinato
ad aumentare sulla terra come succede da sempre. Finché Gaia vivrà.
Se il carbonio estratto dalle viscere della terra
dall’uomo è stato riportato alla biosfera da cui proveniva vi sono tuttavia
anche organismi e microrganismi che, compiendo il processo inverso, attraverso
un ciclo biogeochimico mineralizzano il CO2 trasformandolo in sedimenti o rocce
carbonatiche. Ma questo non basta a coprire l’effetto delle emissioni
geotermiche.
Aumentando il biossido di carbonio e la sua pressione
parziale nell’aria cresce il suo assorbimento da parte dell’apparato fogliare
delle piante e, per la legge
d’Henry, il suo assorbimento sulle superfici degli oceani. L’aumento della CO2
nell’aria umida da luogo alle pioggie acide che ricadono sugli oceani e sulla
terra. Le emissioni antropiche aggiungono alla CO2, le anidridi solforose e
solforiche che tuttavia possono essere controllate con processi di depurazione
dei fumi come la desolforazione. Per le emissioni naturali, fumarole e vulcani,
fonti di enormi quantitativi di gas sulfurei non è possibile alcun intervento
di depurazione. Nei ghiacciai perenni si ritrovano segni di ricaduta di piogge
acide in tempi non sospetti di sensibile azione antropica di inquinamento
atmosferico. Bruno Tomasich