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Riscaldamento globale : «The age of stupid» ?

Di (---.---.---.96) 19 settembre 2012 16:32

Estratto da un mio libro di prossima pubblicazione in cerca di editore:

Una cosa è certa che, se l’aumento della temperatura prosegue, la capacità di assorbimento delle piante della CO2 viene fortemente ridotta per la fotorespirazione che limita la fotosintesi mentre l’aumento della CO2 ambientale favorisce la fotosintesi e quindi la produzione di ossigeno e la riduzione della CO2 stessa. E questo è un altro punto a favore dell’azione dell’anidride carbonica che semmai, questa volta sì, viene ostacolata dall’attività umana di criminale disboscamento.

Si può infine dare ragione agli estremisti accusatori delle attività umane quali causa del riscaldamento del nostro pianeta quando la stessa malattia è stata riscontrata su Marte? Quale attività antropica si svolge sul pianeta Marte ove l’atmosfera è prevalentemente costituita da anidride carbonica tanto da generare piogge di ghiaccio secco? E’ pur vero che la massa di Marte, più piccola di quella della terra, dà luogo ad un’atmosfera rarefatta ma se l’effetto serra fosse così importante come si spiega, con una percentuale del 95% contro il 0,38% della terra, che vi sia sul pianeta rosso un’escursione termica da + 20°C a
 140°C.

E’ forse la stessa ragione per cui è l’atmosfera gravida di umidità delle foreste pluviali a ridurre l’escursione termica ai tropici e all’equatore e ad ampliarla sui deserti assolati di giorno e freddi di notte.

E’ questo un altro argomento da sviscerare con passione scientifica e non con pregiudizio ecologico.

Con questo intento, sperando di apportare un contributo modesto ma disinteressato, senza aumentare ulteriormente la grande confusione che domina sull’argomento, mi accingo ad esprimere il mio punto di vista sulla questione del secolo.

Si tratta come prima cosa di affrontare alcune curiosità che emergono e non possono rimanere senza una risposta. Quelle foreste carbonifere sommerse da grandi eventi naturali, quegli enormi depositi petroliferi di fauna e flora marina che, nel ventre della terra microrganismi anaerobi, hanno pazientemente trasformato nei millenni in prezioso e maledetto oro nero sono o non sono forze endogene della biosfera? Il CO2 della combustione dei prodotti fossili a quale pianeta appartiene se non al nostro? Se la storia fosse stata diversa, quale diverso destino avrebbe avuto quella foresta se non la decomposizione e l’ossidazione a cielo aperto della cellulosa, della lignina e degli altri componenti organici a darci sempre e nella identica quantità il CO2 di cui nessun chimico meticoloso potrebbe rintracciare, fra tanti miliardi di miliardi... di miliardi, lo stesso atomo di carbonio? Eppure la ragione ci dice che sarebbe andata proprio così e lo stesso atomo di carbonio avrebbe avuto lo stesso destino. La quantità di carbonio, da quando mondo é mondo, non è cambiata nel suo ciclo per mano dell’uomo che ha riportato alla biosfera ciò che dalla biosfera è nato ed alla biosfera appartiene. Da dove proviene allora l’aumento di carbonio organico sul pianeta terra se non dal suo interno, per l’attività geotermica tanto auspicata e le violente esplosioni vulcaniche oppure dalla lenta ed implacabile trasformazione da parte dei microrganismi del substrato abiotico in materia organica? L’uomo avrebbe potuto lasciare sotterrato il carbonio fossile ma comunque gli eventi naturali con il loro svolgersi ineluttabile ci mostrano che il CO2 è destinato ad aumentare sulla terra come succede da sempre. Finché Gaia vivrà.

Se il carbonio estratto dalle viscere della terra dall’uomo è stato riportato alla biosfera da cui proveniva vi sono tuttavia anche organismi e microrganismi che, compiendo il processo inverso, attraverso un ciclo biogeochimico mineralizzano il CO2 trasformandolo in sedimenti o rocce carbonatiche. Ma questo non basta a coprire l’effetto delle emissioni geotermiche.

Aumentando il biossido di carbonio e la sua pressione parziale nell’aria cresce il suo assorbimento da parte dell’apparato fogliare delle piante e, per la legge d’Henry, il suo assorbimento sulle superfici degli oceani. L’aumento della CO2 nell’aria umida da luogo alle pioggie acide che ricadono sugli oceani e sulla terra. Le emissioni antropiche aggiungono alla CO2, le anidridi solforose e solforiche che tuttavia possono essere controllate con processi di depurazione dei fumi come la desolforazione. Per le emissioni naturali, fumarole e vulcani, fonti di enormi quantitativi di gas sulfurei non è possibile alcun intervento di depurazione. Nei ghiacciai perenni si ritrovano segni di ricaduta di piogge acide in tempi non sospetti di sensibile azione antropica di inquinamento atmosferico. Bruno Tomasich 


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