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Un referendum su quel "dei Legionari" di Ronchi. Intanto, esce il libro " Ronchi dei Partigiani"

Di Iniziamo anche noi a cambiare i nomi delle vie (---.---.---.177) 3 novembre 2019 11:41

Il comunismo non è più in odore di santità. Almeno in Europa (e speriamo che non se ne accorgano i cinesi con i quali facciamo affari…). Perché a Strasburgo si è osato riconoscere finalmente i crimini di un’ideologia sanguinaria. Prima si parlava sempre di nazismo, ora sul banco degli imputati di una nuova Norimberga che ancora non c’è, siedono gli assassini comunisti. Con i loro cento milioni di morti. Apriti cielo. La risoluzione ha avuto i voti del Pd, del Ppe (con Fi), dei conservatori (con Fdi) e del gruppo Identità (con la Lega). Il comunismo va messo finalmente al bando, anche se si arrabbiano persino i dem italiani e i loro sodali, tipo Smeriglio, Majorino e il sempre presente all’appello Fratoianni. Ovviamente, non poteva mancare l’Anpi. In fondo, l’associazione partigiani incassa fondi pubblici per recitare sempre la stessa parte.

Basta strade intitolate ai capi del comunismo

Eppure, quella risoluzione – soprattutto in un’Italia che all’Europa si inchina ad ogni piè sospinto – non dovrà essere lasciata cadere. Perché da noi si blatera ogni giorno di fascismo, citato una sola volta in quel documento lunghissimo, e sembra vietato occuparsi dei crimini dello stalinismo e sui derivati. A Roma abbiamo un sindaco letteralmente impazzito e contagiato dal virus dell’antifascismo. Magari oggi Virginia Raggi potrà farsi spiegare chi era Palmiro Togliatti: in Europa uno come lui non avrebbe cittadinanza. Nella Capitale gli hanno dedicato tanti chilometri di strada. Ma in tutta Italia ci sono ancora tante e troppe vie e piazze intitolate ai più feroci criminali esponenti del comunismo. A partire da via Stalingrado. Lenin e Tito e tanti altri come loro sono ricordati a imperitura memoria nella toponomastica più servile che si sia mai potuta imporre per ragioni di parte. Nel nostro Paese sembra una bestemmia dedicare una strada a Giorgio Almirante; si mette in discussione la genialità di Gabriele D’Annunzio; ma si possono onorare con le piazze dittatori senza pietà. E ai loro epigoni. Ai loro ideologi. E vai con Mao Tse Tung. Che Guevara. Carlo Marx. Ho Chi Min.

Quelli che restano affezionati ai loro nonni assassini

Magari si potrebbe prendere esempio da un piccolo paesotto ucraino, al confine con la Romania. A Kalyny, villaggio di 5mila abitanti, nel 2016 una strada intitolata a Lenin è stata “ribattezzata” John Lennon. L’iniziativa, secondo l’allora governatore Gennadi Moskal, “rientra nell’ambito di una campagna del governo filo europeo di Kiev per rimuovere ogni traccia del passato comunista”. Da noi, i partiti comunisti fioccano. E comunque dalla scuola del Pci viene buona parte della classe dirigente di governo. Del resto, proprio Tito e persino i coniugi Ceausescu furono insigniti di onorificenze quirinalizie. Perché non ci siamo fatti mancare nulla quanto a sudditanza verso i satrapi rossi. C’è una lunga storia macchiata di sangue, in Italia, e che non si è mai voluto riconoscere. Quel triangolo della morte teatro di vendette infami nell’immediato dopoguerra per molti resta intoccabile. Sradicare quella “cultura” richiede ancora oggi coraggio. In Europa si è finalmente connotata come negativa l’ideologia comunista. Se ne sono condannati i crimini. Eppure c’è un pezzo di sinistra nostrana che si arrabbia per quella risoluzione. Vogliono tenersi strette le strade intitolate ai loro nonni assassini


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