TRESCONE >
La
decantata democrazia “diretta” (digitale, fluida, ..) evidenzia carenze e
limiti comparabili a quelli imputati agli altri sistemi di gestione dei
processi politici.
Primo. In nome delle professate “onestà e trasparenza” ai
soggetti scoperti (da fonte esterna) inadempienti viene chiesto di andare, sua
sponte, a sottoscrivere subito la rinuncia alla candidatura ottenuta; così da non
“menomare” consistenza ed attendibilità della futura rappresentanza
parlamentare. Questo in deroga al dettato della Costituzione (art. 66).
Mentre
per i candidati “papabili” resta da verificare a posteriori il possesso di capacità
adeguate al ruolo demandato di ‘normare’ la cosa pubblica.
Secondo. Una
ipotetica “convergenza” sull’azione del governo da parte di altre forze
politiche viene subordinata all’odierno impegno formale di votare per il
dimezzamento dei compensi parlamentari e la rendicontazione puntuale dei
rimborsi spese.
Per contro, stando ai contenuti, logica e struttura del progetto
di governo sbandierato appaiono assimilabili ad una sorta di corposa lista
della spesa redatta in assonanza con i “desiderata” qua e là raccolti.
SE
DECINE sono i miliardi calcolati (aliquote, pensioni, posti lavoro, sanità, ..)
da erogare ogni anno a favore di varie categorie, una riduzione dell’abnorme montagna
di Debito pubblico viene programmata, guarda caso, in 1 decennio (ossia 2
legislature). Quando si sa bene che nostro primo tornaconto è inibire quanto prima le possibili
“vampate” della finanza speculativa.
Non si qualifica per democrazia “novatrice”
il lancio di balli di gruppo, rumorosi e coinvolgenti.
Mettere mano a
patrimoni, norme e valori giova se è preludio di un Ritorno alla Meta …