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Trump e Gerusalemme. La difficile lettura della spregiudicatezza americana

Di GeriSteve (---.---.---.237) 7 dicembre 2017 19:35

LA TRAGICOMMEDIA ISRAELIANA

 

Nei fatti, che l’ambasciata Usa stia a Gerusalemme o a Tel Aviv o da un’altra parte non cambia proprio niente. Il guaio è che a questi fatti si dà un significato simbolico, i simboli richiamano ideologie e in nome di ideologie si possono fare guerre e stragi. Hitler ha distrutto le sue armate per il significato simbolico che (non solo lui) dava alla conquista e occupazione di Stalingrado: anche quando  era ridotta ad un cumulo di macerie, ciò che importava era il suo nome.

 

I fautori dello stato palestinese vogliono la capitale di quello stato a Gerusalemme est.  Gerusalemme capitale di Israele simboleggia il fatto che quello stato non si farà mai.

 

Nessuno ci crede davvero che sostanzialmente sullo stesso territorio si possano fare due stati con due popoli che si odiano, ma qualcuno ci spera, altri lucrano su quella speranza e gli altri stati trovano conveniente far finta di crederci, perchè così si evita di affrontare il vero e grosso problema della civile convivenza di islamici ed ebrei nello stesso stato.

 

Riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele simboleggia un’offesa a quell’assurda speranza, l’offesa probabilmente scatenerà un’altra intifada con le solite dichiarazioni folli di voler cancellare lo stato di Israele, le follie fanno sembrare preferibile lo status quo di un unico stato con regime di apartheid fra ebrei ed islamici e così la tragica commedia continua.

 

 


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