I valori in questione sono lo stato di diritto e la laicità.
In parole poverissime la sentenza afferma che non si può pretendere di violare la legge in nome di una religione.
E in questo le sentenza è ottima, nient’affatto superflua in quanto qualcuno si era appellato al diritto di culto.
I sikh però hanno il diritto di chiedere che la legge venga modificata.
E infatti è del tutto sbagliato quanto scritto nell’articolo:
"Nessun cittadino può girare impunemente con un arma e non c’è alcun motivo per fare eccezioni in nome della religione".
Molti
cittadini hanno già il diritto (alcuni il dovere) di girare armati e
sono a ciò autorizzati da un porto d’arma; non solo per sicurezza e
autodifesa, anche per motivi sportivi e di caccia.
In condizioni
normali io non ci vedrei niente di male ad introdurre un porto d’arma
religioso che autorizzi un sikh (NON ogni sikh) a portare un coltello
(soltanto uno ben definito e con una certa matricola).
Purtroppo
non siamo in condizioni normali: oggi ci sono fanatici musulmani che
predicano l’accoltellamento di ogni infedele e fanatici musulmani che
eseguono. I sikh devono capire che oggi quella "libertà di culto" non
può essere data, non per motivi di principio ma per ottimi motivi di
opportunità: sarebbe un precedente che aprirebbe un pericoloso varco ad
altri culti, compreso forse il "culto del kalashnikoff".
La
cristianità e l’occidentalità c’entrano pochino: i cittadini Usa sono
prevalentemente cristiani e certamente occidentali, la loro
costituzione permette di circolare armati ma (tralasciando qui il caso
dei militari) non ho mai sentito di un cittadino Usa che pretenda di
portarsi appresso questo diritto in Europa e tanto meno in Italia.
GeriSteve