Mal dell’Aquila
...."Quel senso di appartenenza prorompente, smisurato " si può definire mel dell’Aquila.
Chi nasce in questa città o chi viene adottato da essa viene marchiato per sempre da questo marchio indelebile. E’ un bene o è un male ma comunque è la realtà. Se esaminiamo il lato positivo questo male ha portato questa città a non solo esistere per oltre 750 anni ma ad avere secoli di gloria (è stata la seconda città del Regno di Napoli e tra le più importanti e ricche dell’attuale Italia finanziando addirittura alcune chiese di Roma, fornendo danari ,oldati e condottieri ai principipati, ducati ecc) . Uno dei lati negativi di questo male aquilano è la confusione, mancanza di riflessione che a volte sfocia in atti incontrollabili. Ultimo esempio la ribellione sulla destinazione del Capoluogo di qualche decennio fa con la devastazione selvaggia di sedi pubbliche e private che mise a repentaglio la vita di alcuni cittadini.
Ora con il terremoto del 6 aprile è difficile prevedere l’atteggiamento degli aquilani che prevarrà tra qualche mese. Dipenderà ovviamente da quando e come ripartirà l’opera di ricostruzione ma una cosa è certa che gli aquilani sono attaccati alla loro città in una maniera morbosa quasi incomprensibile per chi non fa parte di questa popolazione e non tollereranno sicuramente la distruzione di questa città.
Purtroppo a quasi tre mesi dalla terribile scossa del 6 aprile se non si interviene immediatamente mettendo a disposizione ingenti stanziamenti, mezzi e uomini non solo per la ricostruzione delle abitazioni, chiese, palazzi monumentali ma soprattutto per riavviare l’economia del territorio il declino sarà scontato.
Ci si lamenta che alla manifestazione di ieri hanno partecipato circa 3000 persone, ma se si pensa che in città sono rimaste circa 20000 considerando la pioggia e la paura dei no global diffusa da alcuni giornali, quante persone ci si aspettava di trovare. Ci si domanda perchè non sono tornati dalla costa. E’ difficile dirlo. A parte i costi, le persone mandate ERRONEAMENTE negli alberghi della costa si stano abituando alla nuova situazione anche se controvoglia ed è difficile pensare ad un loro rientro in città a breve, considerando le continue scosse e la stasi totale che regna nel territorio.
A questo punto bisogna tornare indietro e ripartire da capo magari installando nuove tende (e non smantellarle come si pensa per motivi di immagine. Dove dormirà la gente se togliamo le tende?) per far tornare tutte le persone capaci ed in grado di contribuire alla rinascita economica e culturale della città e del suo territorio.
Occorre scegliere con elezione popolare un gruppo ristretto di persone competenti, trasparenti, mai collegate a conflitti d’interesse capaci professionalmente di pianificare e portare avanti il grosso lavoro di rinascita economica e culturale della città e del territorio. Certo senza fondi governativi tutto resta nel vano.