I
Goriziani volevano stare con la Jugoslavia, certo, come no: che manco
esisteva all’epoca e non esiste a tutt’oggi. E del resto lo si evince
chiaramente da tutta la Storia del Risorgimento riguardante il Friuli
Venezia Giulia, una regione che ha sempre brillato per la sua
adesione anima e corpo all’Austria, e addirittura, secondo l’autore,
alla “Jugoslavia”: al punto che il Friuli fece atto di dedizione
alla Serenissima fin dal lontano 1420, e comprendeva allora un
territorio molto vasto che arrivava a sconfinare nella Carinzia e
nella Carniola: non a caso il Risorgimento di quelle terre brilla per
la lunga lista di cognomi chiaramente di origine slava e austriaca
(Oberdank compreso), i quali si sentivano chiaramente italiani, a
dispetto delle proprie origini biologiche.
Se
i Goriziani volevano stare con la Jugoslavia, immagino Trieste
volesse stare gli austriaci, ed è per questo che Francesco Giuseppe
nel 1915 la dichiarò “territorio nemico”, molto prima che gli
italiani “invasori” ci arrivassero. Analogamente Zara -dove i
soldati italiani furono accolti in ginocchio nel 1918-, bramava stare
con gli slavi (o con gli austriaci?), e quel gesto fu male
interpretato in quanto la popolazione zaratina, disgustata dal ben
noto imperialismo italiano, si era inginocchiata in realtà per
pregare gli italiani di andarsene, e mettersi in ginocchio fa sempre
il suo bell’effetto. E che dire di Trento, dove fu mandato al confino
dagli austriaci anche l’arcivescovo? E della Dalmazia, dove nel 1861
tutti i sindaci dei suoi 84 comuni erano italiani, e, di colpo, pochi
anni dopo,si ridussero a uno solo?
L’autore
dell’articolo, nella smania di sfatare il “mito” della Grande
Guerra, dimentica di considerare che questa è strettamente connessa
al Risorgimento, e quest’ultimo a tutta la Storia precedente, dunque
non se ne può parlare separatamente. Mettendo in mostra una raccolta
di firme di decine di migliaia di sloveni smaniosi di stare con la
“Jugoslavia” dopo la Grande Guerra, dimentica per strada pezzi
interi di Storia, e soprattutto dimentica di spiegare ove siano le
firme delle decine di migliaia di italiani deportati nei campi di
concentramento austriaci da tutte le terre irredente -dunque anche
dal Goriziano-, ben prima della presunta raccolta di quelle firme,
sulle quali mi permetto di avanzare qualche dubbio, non foss’altro
perchè gli “jugoslavi” sono assai propensi all’inventiva, come
il Marco Polo trasformato nell’avatar slavo Marko Polo ha
recentemente dimostrato, nell’ilarità generale.
In
questa totale smemoratezza, non di rado venata di comicità, l’autore
dimentica altresì di raccontare al suo vasto uditorio che gli
“jugoslavi” in generale -dei quali solo i serbi in realtà
avevano una reale coscienza nazionale-, per decenni nella totale
impunità pestarono, aggredirono, minacciarono e perseguitarono
costantemente gli italiani delle terre irredente, sfasciando negozi,
distruggendo insegne e vetrine, non di rado ferendo e uccidendo con
veri e propri progrom, sotto lo sguardo complice degli austriaci che
avevano ricevuto ordini precisi di snazionalizzare e sradicare
l’elemento italiano fin dal lontano 1866, tant’è che fu proprio
allora che si verificò il primo esodo.
Ma
il politicamente corretto europeista-buonista dei nostri tempi -di
sinistra e di destra-, impone che si faccia largo alla nuova Storia,
onde confutare finalmente le sciocchezze di questi Italiani che
vogliono sempre appropriarsi di terre che non sono loro: e Gorizia
dove i patrioti italiani erano infiltrati anche dentro la Polizia e
dove nottetempo durante il Risorgimento fu issato sul Sabotino un
enorme Tricolore in una notte di tempesta che costò la vita a uno
dei suoi esecutori- è in cima a tutte, come no, ci mancherebbe!
Maria
Cipriano