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Turchia e Unione Europea, l’eterna esclusa

Di Ambra Liù (---.---.---.26) 25 maggio 2009 16:43

 Ciao

Ho vissuto in Turchia un anno, ad Izmir (erroneamente ancora chiamata Smirne in Italiano, costa egea) a cavallo tra il 2006 ed il 2007, anno cruciale per la Turchia, perché c’è stata la controversa elezione del presidente della Repubblica Gül, sponsorizzata dal Presidente del Governo Erdogan.

Vorrei rispondere ad alcune tue affermazioni e chiederti di approfondirne altre, per favore.

Inizio da qui:

“rimane però la questione di uno Stato islamizzato con un apparato normativo influenzato da non pochi aspetti religiosi che bussa alle porte della UE.”

Cosa intendi per Stato islamizzato? A quale stato paragoni la Turchia? Perché la Turchia è sulla carta un paese laico, di religione musulmana. Noi italiani possiamo permetterci di dire che siamo uno stato laico? Io non direi proprio. Il fatto è che la religione ufficiale è l’Islam ed è innegabile che a Izmir i greci, camuffino la loro chiesa ortodossa sotto falso nome, un sacerdote italiano è stato ucciso pochi anni fa e questi sono vicende non da paese civile e moderno. Effettivamente Erdogan è riuscito a reinserire il velo negli uffici pubblici e nelle università, puntando sul fatto che così apriva le porte dell’istruzione a tutti quegli osservanti, anzi a quelle donne osservanti che venivano tagliate fuori dall’istruzione superiore, perché non potendo utilizzare il velo, non si iscrivevano alle università, e solo poche andavano all’estero. E’ anche vero però che in taluni casi il velo non è un simbolo religioso, ma più che altro un’abitudine anche delle più giovani nelle zone rurali, le donne curde ne portano di particolari che sono inconfondibili, coloratissimi e di fattura molto semplice, mentre le donne più ricche coprono interamente il proprio corpo con cappotti e veli di seta, anche per distinguersi.

La questione curda, è una dolente nota. La considerazione del massacro degli Armeni come guerra civile, è un fatto quasi intoccabile per i Turchi, che continuano a processare Pamuk, fatto questo recentissimo. Anzi aggiungo che le mie colleghe mi rinfacciavano anche l’ospitalità data ad Ochalan.

Il fatto non è solo che Erdogan e altri politici facciano leva sulla religione per avere il massimo appoggio politico, guardiamo ai nostri politici e la questione si può capire, anche se in questo momento mi sembra che sia il Vaticano a fare opposizione, però restano i diktat del Vaticano a cui nessuno osa controbbattere.

Inoltre nella parte est del paese, appunto il Kurdistan, parte molto estesa e molto povera, non sviluppata, dominata da siccità, analfabetismo, arretratezza culturale e sociale, vengono riportati dalla stampa dei comportamenti indegni di un paese moderno soprattutto nei confronti delle donne, ancora vessate. Divario questo per ora ancora insanabile. Aggiungiamo inoltre che il Kurdistan è riconosciuto solamente come aerea geografica...

In ultimo la figura di Atatürk, che è presente in ogni angolo del paese. Autobus, taxi, case, negli uffici pubblici. Addirittura nel contratto di lavoro che ho firmato (lavoravo in una università privata) c’era una clausola con esplicito riferimento ai valori promulgati da Atatürk, la loro infrazione mi avrebbe rispedita a casa. Preciso che era una clausola presente nel contratto di tutti, non solo in quelli dei professori stranieri. Atatürk, in questo complessissimo paese non è ancora morto. Il giorno dell’anniversario della sua morte i miei studenti ed anche lo staff, portavano una sua immagine sistemata sul cuore e con su scritta solamente la data di nascita.  

Per alcuni turchi di sinistra è un offesa imperdonabile che Gül, il presidente della Repubblica, sia andato a stare nella residenza di Atatürk portandosi con sé una moglie che usa il velo. E ricordo che subito dopo l’elezione all’epoca si parlò di uno stilista contattao dalla First Lady per abbellire il suo velo e renderlo accettabile agli occhi di quelli di sinistra.

Ah, e poi... Gül e penso pure Erdogan hanno mandato le proprie figlie a studiare all’estero se non sbaglio, o forse solo il secondo... mica, no!?!?

In ultimo ci tengo a dire questo: i turchi che non vanno a votare devono pagare una multa che all’epoca era di 50 lire turche, circa 25 euro, che però per una famiglia che ne guadagna poche al mese, fanno la differenza. E a chi vota viene fatto immergere l’indice della mano sinistra (o era la mano destra?) nell’inchiostro nero, in modo che tutti sappiano chi è andato o meno a votare.

Le elezioni presidenziali si fecere a luglio, il popolo elegge il Presidente o il Parlamento e da lì il presidente, esattamente non ricordo. Un mio amico era indignato perché appunto era una data in cui molti nel fine settimana se ne sarebbero andati al mare. E il lunedì dopo si lamentava perché in giro vedeva pochissime persone con la fatidica ed inconfondibile macchia nera, che rimase al suo dito per quasi un mese.

Ecco i avrei voluto sentirti affermare questo.

Il tuo articolo mi è sembrato un po’ troppo superficiale, con pochi fatti ma con alcune affermazioni da approfondire...

E ti chiedo se ti risulta che i paesi che vogliono aderire alla Comunità Europea versino delle cifre alla stessa, prima ancora dell’adesione...

Grazie


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