Mimesi verbale > Ovvero la capacità di “avvalorare”
tutto ed il contrario di tutto in modo da poter addebitare eventuali discrasie
al fraintendimento degli interlocutori.
Renzi, parlando alla Direzione PD, ha dato
ulteriore prova di siffatta sua “peculiarità”. Da un lato ha ben rimarcato la
cifra di un risultato elettorale “storico” (senza precedenti). Dall’altro non
ha neppure tentato di abbozzare l’analisi politica dell’inatteso margine di “distacco”
legato al precoce “smottamento” (scomparsa) di altri partiti.
E ancora. Se da
un lato ha tenuto a ribadire che non si è trattato di “referendum sul governo”
(v. maggioranza Letta), dall’altro ha subordinato il “radicamento” di tale
livello di consenso alla piena “convergenza” di tutte le componenti (correnti)
del PD.
Unico l’obiettivo: la riuscita dell’azione riformatrice da lui avviata e
l’efficacia del pacchetto d’interventi già programmati. Tutto nel puntuale
rispetto dei tempi “annunciati”. In sintesi.
Per lanciare annunci/promesse e seminare
speranze basta una “faccia”, la sua. Per corrispondere alle attese (consenso)
serve, da subito, la “convinta” iniziativa e l’azione fattiva di tutto il
partito. Renzi sa bene di non avere più “alibi”.
Come sa che solo con l’appoggio
di tutte le “anime” e le risorse “esperte” del PD lui potrà accreditare, anche
in Europa, delle reali credenziali da Premier. Con buona pace della
“rottamazione”.
La storia ci insegna che la Febbre del Tribuno non conosce
limiti o remore fino …