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Perché uscire dall’Euro non risolve (ma aggrava) i nostri problemi

Di Persio Flacco (---.---.---.222) 20 aprile 2014 19:11

La crisi economica morde il tenore di vita dei ceti sociali più esposti; i movimenti antieuropeisti ne approfittano e, per lucrare consensi, accusano l’unione monetaria di esserne la causa; gli europeisti si lanciano in analisi tecniche poco digeribili per il grande pubblico per affermare che l’uscita dall’euro sarebbe un rimedio peggiore del male.

Nessuno però ricorda: nemmeno i difensori dell’Unione, che la crisi prima finanziaria e poi economica che ha iniziato a colpire l’Europa a partire dal 2008 non ha una causa endogena, non dipende dall’Euro: ha una causa principale per individuabile nella gigantesca truffa dei subprime statunitensi spacciati in Europa con tanto di tripla A come titoli sicuri e redditizi. 
Titoli il cui valore si è volatilizzato nel momento in cui l’esplosione della bolla immobiliare in America ha rivelato la loro totale inconsistenza lasciando voragini spaventose nel sistema finanziario europeo.
Non l’Euro ma i subprime americani: opportunamente incartati in prodotti finanziari sostenuti dal prestigio delle grandi banche americane, garantiti dalle agenzie di ratings, passati al vaglio di SEC e FED, sono la causa della crisi economica europea.

Eppure, i sedicenti difensori dell’Unione Europea, pur di non attribuire agli USA la responsabilità della crisi, preferiscono lasciare che gli antieuropeisti affermino impunemente che a causare la crisi è l’unione monetaria, limitandosi ad una difesa poco comprensibile e contendibile sul piano tecnico della moneta unica.

Questo è semplicemente surreale. Non solo: questo disegna un quadro preoccupante dello stato di sudditanza agli USA sia del sistema mediatico europeo sia della classe politica che governa sia gli Stati membri sia l’Unione. Un quadro orwelliano in cui il Potere afferma la sua descrizione viziata della realtà cancellandone intere parti.


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