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Le centrali nucleari in Italia. Il caso del Garigliano (Seconda Parte)

Di (---.---.---.99) 29 agosto 2013 11:48

Il fatto che tra gli addetti ai lavori nelle centrali nucleari ci sia una bassa incidenza di fenomeni tumorali e leucemie non dovrebbe stupire, visto e considerato che proprio chi opera in queste strutture indossa tute antiradiazioni, maschere, oppure lavora in ambienti protetti, monitorati e isolati con materiali che evitano il contatto sia con le radiazioni che con altre sostanze tossiche.


I dati raccolti da Tibaldi, andando a raccoglierli nei registri dei comuni e nei registri parrocchiali delle frazioni, della’area del "cratere nucleare", ovvero i comuni SS. Cosma, Castelforte, Minturno, e Formia (provincia di Latina), e frazione S.Castrese di Sessa Aurunca (a 1 km dalla centrale), indicano che mentre tra il 1946 ed il 1964 (prima del funzionamento della centrale) su 5895 morti generiche su le morti di tumore e cancro erano state 366 (6,2%); tra il 1965 e il 1980 (durante l’esercizio dell’impianto), su 7161 morti generiche le cause per cancro e tumore sono state 816 (11,3%), con maggiore incidenza nelle località più vicine alla centrale (SS.Cosma 16%, rispetto a Formia 11,3%). Il tasso ha avuto un aumento considerevole dopo la chiusura (18% nel 1980).
Le malformazioni genetiche, il dato relativo all’ospedale "Dono Svizzero" di Formia, passano da 5 (1971) a 6 (1974), a 12 (1976), a 13 (1978, 1979, 1980), per un totale di 90. Le malformazioni di cui parliamo, tra cui casi di anecefalia, per non parlare dei numerosi casi di cardiopatia congenita, sono in genre: polidattilia e sindattilia, macrosomia, sindromi polimalformative da alterazioni cromosomiche, microcefalie, marcocefalie, schisi del palato, trisomie, acondroplasie,ipospadie balaniche etc. 

Naturalmente i dati sono relativi alla zona, e si deve tenere conto che per i tumori, come ancora oggi accade, chi si ammala spesso si rivolge a cure (molto costose) in altre regioni, o addirittura stati, per cui è molto difficile conoscere la causa di morte, per questo occorre il registro dei tumori, che consentirebbe di avere un indicatore statistico standardizzato. In Campania la questione dei registri dei tumori è fortemente osteggiata, ed posso dirle per certo che alcune "correnti" dell’oncologia campana sono fortemente impegnate nello sminuire il fenomeno delle conseguenze inquinanti sulla salute dei cittadini, imputando l’alto indice di morti per tumore e cancro allo stile di vita o all’alimentazione scorretta.

Come lei sa, non è la radioattività in sè l’unica causa di insorgenza di malattie conseguenti all’inquinamento nucleare, la tossicità degli agenti chimici e minerali dei combustibili, le cui dosi letali sono nell’ordine delle percentuali di milligrammi, sono un fattore molto più determinante. Queste sostanze, diffuse nell’atmosfera, entrano nel ciclo alimentare anche a distanza di secoli (il plutonio ad esempio ha una durata di 24.000 anni), il cesio 137 solo 30 anni.

A pagina 160 del "Rapporto annuale" sulla radioattività ambientale curato dal CNEN (1975) si legge che, nella centrale del Garigliano "Gli incondensabili, provenienti dal condensatore (135 Xe, 138Xe, 133Xe, 87Kr, etc.), dopo aver attraversato un filtro assoluto in lama di vetro (efficienza pari al 99,97%) per particelle con diametro superiore a 0,3 Mm, vengono scaricati nel camino"...
Quindi, durante il normale funzionamento e con filtri nuovi, integri e sani, una parte dei radioisotopi gassosi veniva già scaricata nell’ambiente; per ammissione del CNEN e dell’ENEA, successivamente. Ma noi sappiamo che nel 1972 e nel1976 ci sono stati due incidenti (certificati e documentati) con esplosione dei filtri, con relativa espulsione dalla bocca del camino nell’atmosfera di centinaia di migliaia di metri cubi di "vapori e gas", contenenti radioisotopi gassosi, incondensabili, "effluenti radioattivi" (che per me dovrebbero essere dei potentissimi veleni)...

Emiliano Di Marco


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