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Le centrali nucleari in Italia. Il caso del Garigliano (Prima Parte)

Di (---.---.---.173) 27 agosto 2013 22:38

Grazie innanzitutto per avere letto l’articolo. Nella seconda parte troverà dei dati sugli incidenti della centrale. Gli effetti sulla popolazione non li conosciamo per certo, non essendo mai stati effettuati degli studi epidemiologici, eppure qualche dato c’è e credo lo troverà interessante. Tutte cose che vanno prese naturalmente per quelle che sono, e non come certezze. 


La questione energetica, per come la vedo io, in un paese come il nostro, come anche lei giustamente fa notare, è sempre stata, dal secondo dopoguerra ad oggi, il tallone d’Achille del nostro paese. Sotto il profilo energetico emerge una storia del paese, molto trasversale, che è necessario approfondire per comprendere la politica estera italiana del ’900. Tuttavia, l’avventura nucleare, confrontati costi, i tempi di funzionamento, ed i costi di mantenimento delle centrali chiuse (le tre centrali di cui si parla sono state chiuse molto prima del referendum 1987), per non parlare dei costi (e delle incognite) legati allo smantellamento o decommissioning, possiamo dire che è stata una avventura costosa e poco vantaggiosa per il nostro paese.

Sul piano energetico esistono delle alternative, fermo restando che uno dei problemi principali è che consumiamo troppo, e siamo troppi.
Aggiungiamo che solo da qualche anno le normative ambientali consentono di evitare produzioni inquinanti, come quelle che hanno caratterizzato lo sviluppo industraile del boom economico (specie nel settore petrolchimico e siderurgico).
Insomma, la buona regola dovrebbe essere: ridurre i rischi. Come quando ci si limita nel bere il vino, sostanza che assunta in grandi quantità è più pericolosa delle droghe.

Emiliano Di Marco

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