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Papa Francesco e il libro del giornalista Verbitsky che parla del pontefice temuto dai desaparecidos

Di Concetta Di Lunardo (---.---.---.65) 14 marzo 2013 20:38
Concetta Di Lunardo

Io ti accuso BERGOGLIO!

Forse perché dopo tanto tempo puoi anche prendere distanza da certi personaggi.
Forse perché dopo tutto questo tempo il tuo cuore ancora non si ribella per quel che è stato fatto ai sacerdoti denunciati agli sgherri della ditta
tura.
Forse perché con il passare degli anni pensarti non mi fa provare sensazioni diverse dalla desolazione e lo straniamento.
Io ti accuso!
Contesto il tentativo di cancellare il passato in nome di un’armonia. Passo necessario, da quel che dici, per salvare la propria anima.
Ti contesto perché ti sei spogliato dell’umiltà che dovrebbe portarti a mostrare il culo sudicio del nostro Paese, ovvero a dittatura.
E poi riconciliarsi con chi?
Con persone che hanno pregato di giorno e assassinato di notte?
Con persone che posavano le loro mani sudice sui nostri seni e la loro lingua sui nostri capezzoli mentre ci trovavamo legate e non in grado di difenderci?
Con persone che hanno rubato i nostri figli per consegnarli alle famiglie dei "ragazzi dell’Esercito"?
Con coloro che hanno preso in giro le nostre madri e le hanno chiamate pazze?
Con coloro che ci hanno fracassato la testa contro le sbarre delle loro celle per godere sadicamente delle grida e delle urla di dolore prodotte dalla nostra carne e dalle nostre ossa che si rompevano contro il ferro?
Avresti il coraggio di tenere un sermone mostrando il culo sudicio dell’Argentina?
Invece hai preferito far calare il silenzio sull’impudenza e sull’immoralità.
Non bisogna rispondere con il silenzio al silenzio prodotto dalla morte di tanti colleghi e compagni.
Trentamila compagni non torneranno. Trentamila persone fatte tacere grazie al silenzio della Chiesa che ha consegnato questa gente agli angeli della morte.
Perché parli ora e allora sei stato zitto?
Altri come te non lo sono stati.
Portavano l’abito talare e attraversavano i villaggi, erano i miei compagni.
Nessuno di loro è tornato.
Questo fardello me lo porto ogni giorno della mia vita: io sono ancora viva, loro no.
Questo fardello mi fa ancora piangere ogni notte.
La mia speranza è quella di abbracciare un giorno i tanti colleghi spariti.
È brutto sapere che nella Chiesa si celano i delatori che intrigavano e segnalavano.
È brutto rendersi conto che chi porta l’abito talare è convinto che sia giusto far sprofondare quelle grida nel profondo della mia anima.

Io ti accuso BERGOGLIO!

Resto convinta che ci siano altri come me, che sentono quello che sento io.
Quando si è fatto parte di quel sudiciume e si ha avuto un’anima nera dopo un accordo con il diavolo non si può venire a dirci di rimanere in silenzio.
Che bisogna pregare e recitare i mea culpa in silenzio, così da portarci a perdonare i vostri peccati.
Io sono una sopravvissuta, e non ti perdono.
Tantomeno dimentico.
E nemmeno mi riconcilio.

Maria Cristina Saborido / ex - detenuta - scomparsa a Pozo de Banfield, a Quilmes, nel mese di luglio 1977


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