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Chi è contrario alla vendita dei beni pubblici?

Di Francesco Finucci (---.---.---.160) 25 agosto 2012 21:35
Francesco Finucci

Bisognerebbe innanzitutto valutare tre cose: la prima è che l’utilizzo dei beni pubblici deve offrire benefici superiori ai costi, almeno come risparmio potenziale; la seconda è che l’intervento pubblico e quello privato, pur perseguendo fini diversi non sono necessariamente antitetici; infine, questi due aspetti derivano da una semplice verità: sono i buoni dirigenti, i buoni funzionari e la buona utenza che fanno il buon bene pubblico. Se uno solo dei tre elementi non c’è bisogna non vendere, ma svendere, perché la sua permanenza è totalmente dannosa, fosse anche il vittoriano di Roma. Perché? Perché è la capacità di sfruttare appieno le potenzialità di un bene pubblico che lo rende utile ad un paese, se abbiamo mezzi pubblici che non funzionano, meglio privati, se abbiamo delle tubature che fanno pietà, meglio private, se un palazzo storico meraviglioso e importantissimo va in decadenza, meglio venderlo. I beni pubblici vanno meritati, sennò meglio che non ce ne siano affatto. Se Finmeccanica, per dire, è pubblica, è comunque un’associazione a delinquere atta alla lottizzazione dei partiti, quindi si pone sul gradino più basso della scala: Se i beni pubblici fanno l’interesse generale (positivo) e quelli privati se ne fregano (neutro) quelli pubblici gestiti male lo danneggiano (negativo). A questo punto preferisco privati e una guardia di finanza assetata di sangue che un pubblico che si ripara dietro ai partiti perché rabboniscano le forze dell’ordine con una regolare dose di mazzette, che ad oggi è lo scopo principale della guardia di finanza, il fare da centrale raccolta tangenti


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