No caro Paolo, questa volta sei tu che non capisci. Da buon toscano, che del fenomeno mafioso ha una vaga idea, per sentito dire, non riesci a cogliere la pericolosità di quanto detto da Grillo.Uno dei "mantra" della subcultura collaterale mafiosa è "la mafia sta a Roma", "la vera mafia è lo Stato", Ora Grillo con la sua affermazione si è messo in sintonia - avallandola - con questa subcultura. Questo nell’’ipotesi della "buona fede".
Ma io ne ho viste troppe per credere alla buona fede di Grillo.
Ad ogni cambio di regime, e oggi in Italia siamo in una fase di cambio di regime, la mafia tenta la "trattativa" con il nuovo potere. Potrei consigliarti molte letture in merito, ma mi limito a consigliarti il primo e l’ultimo in ordine di tempo: 1° Leopoldo Franchetti, "Condizioni politiche e amministrative della Sicilia", 1876, ristampato da Donzelli nel 2000; 2° Piergiorgio Morosini, "Attentato alla giustizia", Rubbettino 2011. Il primo spiega in maniera splendida il passaggio della mafia dai Borboni ai Savoia. Il secondo analizza tutte le trattative tra Stato e mafia in 150 anni di unità.
Questa trattativa per avviarsi ha bisogno di segnali.
Ora un politico che va in Sicilia e dice che lo Stato o i politici "di Roma" sono peggio dei mafiosi sta lanciando un segnale.
Spero di sbagliarmi, ma io su queste cose sono molto più sospettoso di te.