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Benvenuti in Palestina: Israele "accoglie" gli attivisti, tra black-list e pestaggi

Di Enrico Emilitri (---.---.---.12) 17 aprile 2012 22:55
Enrico Emilitri

Vorrei rispondere alle ultime osservazioni:

1. Gli ebrei stessi in primo luogo (e gli israeliani in particolare) non facilitano affatto le cose ad altri Paesi, popoli e culture perché, a differenza di altri (e tra questi musulmani, buddhisti, cinesi, giapponesi, ecc.), non hanno mai data realmente l’idea di essersi - se non del tutto - perlomeno in parte pressoché totalmente integrati nelle realtà in cui si inserivano o con le quali venivano comunque in contatto, anche perché italiani, francesi, britannici, spagnoli, portoghesi, tedeschi, cinesi, giapponesi e così via hanno create fiorenti comunità che hanno contribuito sovente in modo determinante allo sviluppo dei contesti coi quali venivano in contatto e si inserivano perché si sentivano sempre e comunque a casa propria anche se mantenevano in ogni caso fortissimi legami ancestrali con le realtà di provenienza, mentre gli ebrei si sentivano a casa propria SOLO ED UNICAMENTE in Palestina e nelle immediate vicinanze (e forse neppure lì), sostenendo che Dio gliel’aveva riservata in esclusiva (e capirete che per culture e civiltà come la nostra, di derivazione principalmente greco-romana, ma non solo, concetti simili sono difficilmente - anzi per nulla - comprensibili e addirittura inaccettabili);
2. Che mentre noi troviamo ovunque realtà ed ordinamenti che hanno come sostrato non solo religioso, ma anche politico-istituzionale, giuridico, economico e sociale [pensiamo a Nagasaki (con Hiroshima vittima del bombardamento atomico), sede della principale diocesi cattolica in Giappone; o a Malaysia e Indonesia, Stati musulmani nel Sudest Asiatico; alle Filippine e alle Samoa, Stati cristiani del Pacifico, e tutti senza che la presenza europea e occidentale sia allo stato attuale così determinante; a Bosnia-Erzegovina, Kosovo e Albania, Paesi europei ma con maggioranze islamiche, ecc.], al di fuori dell’attuale Stato d’Israele è esistito, nel coros della Storia, solo un Paese che ha fatto dell’ebraismo il proprio fondamento non solo religioso, ed è il Regno dei Khazari, nell’Asia Centrale già sovietica, infine dispersa dall’avanzata islamica nella regione nel Tardo Medioevo e da cui pare discendano gli Askhenaziti, e ciò significa che se al di fuori di quest’ultimo precedente l’ebraismo non è riuscito a mettere completamente radici in alcun altro posto del mondo è perché nell’ebraismo stesos vi sono degli enormi problemi di fondo che rendono difficile la comprensione ad altri Paesi, popoli e culture.

Con questo spero di essermi pressoché definitivamente spiegato, altrimenti perché buona parte degli stessi ordinamenti oggi esistenti un po’ dappertutto sono di ispirazione greco-romana, cristiana, musulmana, ecc., ma nessuno o quasi di derivazione ebraica? (Non mi risulta, in effetti, che la maggior parte delle Costituzioni derivi dal Decalogo più di quanto non discenda dalle Dodici Tavole o dalla Magna Charta, né che i Parlamenti esistenti o esistiti risalgano alle Gerusie greche o dal Senato romano anchorché dal Sinedrio ebraico).


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