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La Fornero sull’art. 18: senza un nesso

Di (---.---.---.35) 20 marzo 2012 13:58

(cit.)"Ma la contraddizione più stridente è che prima si dice che occorre incentivare la possibilità di dar lavoro ai giovani e poi si allunga l’età pensionabile a 70 anni. Ma non sarebbe più semplice lasciar liberi quei posti di lavoro, facilitando il pensionamento, dando così via libera ai giovani? Forse è troppo complicato per le loro menti di professoroni."

La domanda è evidentemente pleonastica: se vai in pensione ti devono pagare, e non i miseri quattro soldi che ti danno se ti licenziano e sei disoccupato ma un sostanzioso tot% del tuo ultimo stipendio (che, se lavori da un pò, non dovrebbe esser così basso).

Si vede, qui, come convenga di gran lunga (1) aumentare l’età pensionabile e poi (2) facilitare la "flessibilità in uscita" (licenziamento): costa meno!

Lo Stato la pensa così. Ma, a questo punto, una domanda: lo Stato non eravamo NOI?!??

E, se non è più così, CHI s’è impadronito del nostro Stato?

In definitiva mi fanno "un pò ridere" (per non dir di peggio) quelle norme fatte da chi non ci rimette nè viene minimamente sfiorato dalla cosa. Come si dice: "fare il gay col culo degli altri" è diventato (o è sempre stato?) lo sport nazionale.


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