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Michel ed Antonio Martone. Un cognome, un destino

Di (---.---.---.26) 27 gennaio 2012 15:25

Complimenti all’autore: l’ariticolo è coinciso, ben strutturato, va al sodo, ed illustra perfettamente la situazione che vuole mettere in evidenza. Il Viceministro prodigio, salvo future smentite, ha perfettamente l’aria di essere il solito pollo in batteria (espressione arcaica in gergo universitario che indicava i soggetti destinati dalla nascita a fare carriera in virtù di parentele forti) di cui sono piene le nostre università, scelto probabilmente per le medesime ragione a svolgere un ruolo al quale certamente si è dimostrato poco adatto. Il problema è che il Governo Monti si presenta al Paese, al quale chiede legittimamente un enorme sacrifico condiviso, in una maniera che rassicura poco chi si deve sacrificare. Se ciò che manca è una sana meritocrazia, se tale giusta sana meritocrazia è il must del futuro che serve a risollevare l’Italia, se questa scelta inevitabilmente dovrà scontentare chi ha inquinato i meccanismi di selezione di tutti i gangli dello Stato, e non solo della politica, quelli che in genere vengono chiamati "poteri forti", è incoraggiante che il Professor Monti, dopo aver assistito alle dimisssioni necessarie di un componente del suo Governo di Giusti, dopo aver (non so perchè) glissato sull’opportunità di dimettersi di un altro componente che si era quasi regalato una casa nel centro di Roma grazie alla sua posizione di osservatore privilegiato dell’Ente che doveva svendere la detta casa, non voglia privarsi del contributo di questo glorioso esempio di fulminante carriera universitaria (anche se di stampo un poco sospettosamente ereditario). E’ incoraggiante, ma solo per i suddetti "poteri forti". Per il resto del Paese, quello reale, che soffre le conseguenze di una politica dissennnata che perdura da decenni, è un elemento di riflessione seria, ed indica la necessità che il cambiamento che serve, se non è partecipato, è solo apparente. Ma come si può fare?


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