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Michel ed Antonio Martone. Un cognome, un destino

Di (---.---.---.143) 25 gennaio 2012 16:06

Concorso di Martone (tenutosi da gennaio a luglio 2003)

I commissari erano cinque: Mattia Persiani (Presidente), Roberto Pessi, Francesco Liso, Marcello Pedrazzoli, Silvana Sciarra. Gi iscritti al concorso erano otto ma sei, magicamente, si ritirano. Restano solo Franca Borgogelli e Michel Martone.
Dei due, la Borgogelli è la più credibile: diplomata nel 1970, si laurea nel 1975 in Scienze Politiche e poi nel 1982 prende una seconda laurea in Giurisprudenza. Tecnicamente, per restare nelle categorie di Martone, "una secchiona", ma visto che la seconda laurea la prende a trent’anni, anche una "sfigata".

L’anno dopo, 1983, la Borgogelli diventa ricercatrice di ruolo, incarico che ricopre fino al 2000 (quindi per 17 anni). Poi viene nominata professore associato. Una solida preparazione, come si dice di solito, unita a una costante crescita professionale e a una sicura padronanza della dottrina. Più di quaranta pubblicazioni nell’arco di un ventennio.

Su di lei, la commissione avrà pochi dubbi, votando 5 su 5 per la sua promozione a professore ordinario.

Su Martone invece i dubbi ci sono. Il suo curriculum elenca una girandola di attività di docenza a master e a corsi di perfezionamento, ma purtroppo le sue credenziali come pubblicazioni sono scarse. Due monografie appena, delle quali una presentata in edizione provvisoria (quindi, secondo le regole normalmente seguite, non ammissibile; ma le regole, in questo caso, sono un optional).

I giudizi sulla sua attività di ricerca, anche da parte dei commissari più benevoli, sono sferzanti: Silvana Sciarra scrive, riguardo al contenuto della sua monografia principale, che "I numerosi riferimenti a fatti ed a metodologie di analisi sono caratterizzati talvolta da passaggi argomentativi non del tutto esaustivi" e che "permane la difficoltà di individuare una chiara ipotesi di lavoro". Chiudendo con un giudizio che appare una bocciatura: "M. Martone dimostra di trattare con spigliatezza gli argomenti prescelti e di adoperare correttamente il linguaggio giuridico, ma di dovere ulteriormente affinare il ricorso al metodo storico ed interdisciplinare. E’ auspicabile che la già acquisita maturità scientifica si consolidi ulteriormente in futuro in una produzione più diversificata". Tuttavia, a sorpresa - e chissà perché, "Il candidato, nel complesso, risulta idoneo ai fini della valutazione comparativa".

Il Prof. Pedrazzoli si arrampica sugli specchi, letteralmente. Dopo aver argomentato, come la Sciarra, afferma che "Nonostante questi elementi di discutibilità, da ascrivere per così dire alla sua giovinezza scientifica, il candidato, che si raccomanda anche per una scrittura fluida e chiara, appare visibilmente dotato di forte propensione alla riflessione giuridica. Le notevoli qualità su cui può contare avranno occasione di manifestarsi appieno, quando sarà trascorso il tempo occorrente per la loro sedimentazione. Confidando nella sicura riuscita di tale auspicio, autorizzato da quanto fin ora il candidato ha mostrato, viene quindi per lo stesso formulato un positivo giudizio, anche prognostico, che
lo rende meritevole di essere preso in considerazione ai fini della valutazione comparativa". Confidando? Sedimentazione? Prognostico? Ma scusi professore, qui non si parla di un concorso da ricercatore, per cui si può scusare la "giovinezza scientifica" (anche se sarebbe più italiano "gioventù"). Qui si parla di un concorso da ordinario per il quale la gioventù scientifica non è una scusante, ma un’aggravante. E la sedimentazione deve essere già avvenuta al di là di ogni prognosi.

Ma andiamo avanti. I proff. Persiani e Pessi sono più entusiasti, mentre critico, vox clamans in deserto, il professor Liso. E’ l’unico a chiudere il suo giudizio con un lapidario: "Il candidato, che nei suoi lavori fornisce sicura prova di possedere ottime capacità al lavoro scientifico e potenzialità che gli consentiranno di arrecare importanti contributi alla nostra materia, merita di vedere riconosciute le sue indubbie qualità in un’occasione in cui la dichiarazione della sua piena maturità costituisca frutto più di una certificazione che di una aspettativa, per quanto seriamente fondata". Come dire, al di là del giuridichese arzigogolato: si ripresenti quando un po’ più di acqua è passato sotto i ponti.

Ma il non-sfigato diventa ordinario...

Avvenne in Italia.


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