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"Sotto il Convitto nazionale non c’era nulla, occorrevano fondazioni nuove"
Le testimonianze dei tecnici al processo sul crollo"Il Convitto aveva nel di sotto un’armeria, giù era il vuoto assoluto, occorreva un importante consolidamento statico, la struttura era precaria".
E’ uno dei passaggi più significativi della deposizione di Evandro Di Francesco,
ex capo area del settore edilizia scolastica della Provincia
dell’Aquila, che ha testimoniato oggi alll’udienza dibattimentale sul
crollo del Convitto nazionale in cui morirono tre minorenni.
Di Francesco, senza mezzi termini, ha parlato della necessità di realizzare nel plesso scolastico fondazioni nuove.
Sotto accusa, per omicidio colposo e lesioni, ci sono il preside del Convitto, Livio Bearzi, e il dirigente provinciale, Vincenzo Mazzotta,
imputati per omicidio colposo e lesioni colpose. Secondo l’accusa, il
dirigente scolastico non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai
restauri necessari; inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per
la sicurezza e per l’evacuazione. A Mazzotta sono state mosse
contestazioni simili.
L’udienza di stamane ha visto sfilare oltre ai due tecnici che per
conto della societa’ "Collabora Engineering" avevano redatto la scheda
di vulnerabilita’ sismica del Convitto nazionale, anche due educatori
dell’istituto: Luigi Pontecorvi e Giancarlo Sfarra.
Entrambi i testimoni della difesa, hanno evidenziato di non aver mai
riscontrato crepe e lesioni nell’edificio ma solo una piccola
infiltrazione di acqua nel corridoio. Sfarra ha raccontato dal canto suo
anche della caduta di alcuni piccoli pezzi di intonaco.
Anche Gianfranco Falasca, geometra che sempre per
conto della "Collabora Engineering" aveva avuto il compito di redigere
una scheda sul rispetto della legge "626" (sicurezza negli ambienti di
lavoro) dell’edificio, ha raccontato di non aver notato alcuna crepa.
Infine e’ stato ascoltato l’ex dirigente del settore edilizia scolastica della provincia dell’Aquila, l’ingegnere Francesco Bonanni
il quale ha raccontato delle difficolta’ di reperimento delle somme
necessarie per poter effettuare sul plesso scolastico i lavori di messa
in sicurezza. Bonanni ha infine scagionato, dal proprio punto di vista,
le contestazioni che l’accusa ha mosso all’imputato Vincenzo Mazzotta.
"Non poteva disporre lui i lavori di consolidamento".