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16:09 16 DIC 2011
(AGI) - L’Aquila, 16 dic. - "Quando si dovra’ decidere su
questo processo, io so che non dormiro’ e questo in verita’
gia’ mi accade spesso, all’indomani dei processi sui crolli".
Lo ha detto stamane il giudice Giuseppe Grieco, nell’aula
d’udienza all’Aquila in cui era in corso il processo sul crollo
del Convitto nazionale in cui morirono tre minorenni: Luigi
Cellini, 15 anni, di Trasacco e due stranieri Ondreiy
Nouzovsky, 17 anni, e Marta Zelena. Sotto accusa, per omicidio
colposo e lesioni, il preside del Convitto, Livio Bearzi, e il
dirigente provinciale, Vincenzo Mazzotta, imputati per omicidio
colposo e lesioni colpose.
Ad indurre il magistrato a fare l’inaspettata esternazione,
l’aver constato ’l’impreparazione’ di due testi che, chiamati
dalla difesa, nei passaggi piu’ importanti della loro
testimonianza hanno tentennato nelle risposte, accompagnate dai
diversi "non ricordo" e dai "e’ passato molto tempo". Si
trattava di due geometri dell’Aquila che per conto della
"Collabora Engineering" avevano partecipato nel 2004 alla
redazione delle schede sulla vulnerabilita’ sismica
dell’edificio oggetto del dibattimento. L’ammissione da parte
dei due testi di non essere riusciti a reperire le carte da
loro stessi redatte, ha mandato su tutte le furie il giudice:
"Voi avete un obbligo morale, non si puo’ essere incerti - ha
evidenziato il giudice del Tribunale ai due testi - lo dovete a
me perche’ io dovro’ prendere una decisione importante e questo
mi portera’ a non dormire il giorno in cui dovro’ decidere. E’
anche una forma di rispetto per le vittime di questo crollo, ci
vuole serieta’, un testimone tecnico non puo’ avere
indecisioni. Dovevate essere come orologi svizzeri, come
fulmini, ci sono morti che attendono giustizia, lo capite?".
Uno dei due testi per queste ragioni e’ stato invitato a
presentarsi alla prossima udienza del processo. (AGI)
Aq1/Ett