...secondo
la disamina dell’articolo anche Giulio Tremonti sarebbe un
"complottista" e "fregnacciaro"... perch è già da qualche
anno che, nei sui libri, nelle riunioni riservate e pubbliche e nelle
interviste va "ciarlando" di "patacche" come "fascismo
finanziario","setta di illuminati", "oligarchia
bancaria", "inesistenza effettiva del 95% del denaro virtualmente
scambiato sui mercati finanziari", etc. etc. ... Davvero abbiamo avuto per
anni come Ministro dell’economia un "pazzo visionario" che sragionava
nelle riunioni di governo e durante vertici internazionali?! ... Orsù,
siamo seri, non c’è niente di "occulto" o di "celato" nelle
dottrine economico-sociali teorizzate e perseguite da coloro che ritengono
necessario (per il "bene comune"...secondo la loro concezione...) che
il potere politico-finanziario "torni" ad essere appannaggio di pochi
membri di una "elite" appositamente "formata" e svincolata
da qualsiasi necessità di suffragio o consenso popolare... basta leggere (e
senza "interpretare") i testi, le relazioni ed i rapporti pubblicati
da una lunga lista di sociologi ed economisti... è vero, spesso (ma non sempre)
in quei testi le premesse per il “pubblico” sono del tipo “cosa non fare” o
cosa “è necessario evitare” affinché “non” (!) si instauri un apparato di
potere oligarchico a svantaggio dei sistemi democratici... ergo vengono
dettagliatamente formulate tutte le strategie necessarie per l’attuazione di
quanto eventualmente “non” desiderabile ai fini del mantenimento dell’equità
socio-economica... in maniera che tali strategie possano accuratamente essere
“evitate” da coloro che sono deputati al governo politico-finanziario dei
popoli... Ahahahaha... Le pianificazioni di quanto “non desiderabile” ai fini
del mantenimento delle democrazie, sono pressoché una sorta di “road-map” che (come è facilmente riscontrabile)
viene puntualmente e pedissequamente seguita da chi è in grado di esercitare il
maggior potere politico-finanziario nel meccanismo della cosiddetta
“globalizzazione” (orribile termine che non ha altro scopo se non quello di far
apparire come “inevitabile” un processo di costruzione politico-sociale che è
invece ben programmato e controllato).