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Sull’immortalità dell’anima

Di daniele gabas (---.---.---.179) 1 novembre 2011 00:00

Per affrontare certi argomenti in maniera seria l’unica opportunità di cui disponiamo,con la quale otterremo delle risposte,è fare esperienza.L’esperienza si guadagna seguendo delle pratiche spirituali,vuoi cattoliche come buddiste e via dicendo,a seconda delle peculiarità di ciascuno.

La religione è di fatto una scienza esatta coloro che non la conoscono e comprendono sostengono che sia semplicemente una droga.La difficoltà principale che tutte le religioni devono affrontare è spiegare attraverso la mente ciò che la mente non può comprendere,per questo si parla spesso di fede in ambito religioso;avere fede vuol dire escludere l’intelletto,da qui la necessità di fare esperienza.Con la mente capiamo, con l’esperienza comprendiamo, due cose apparentemente simili ma fondamentalmente diverse,la prima più superficiale e "volatile" la seconda più profonda e viva.
Questo rappresenta il punto fondamentale di tutte le religioni:andare oltre la mente, oltre l’ego,
oltre il desiderio e il volere.Mentre per noi queste cose rappresentano la nostra vita ci identifichiamo in esse,per questo motivo i filosofi non hanno mai dato delle risposte concrete
a questi quesiti,ricavandone soltanto un mucchio di discorsi contorti:hanno usato solo la ragione per spiegare la vita.
La saggezza orientale suggerisce di morire senza morire per poter comprendere.La morte in realtà non esiste ma esiste un modo sbagliato,distorto dalla nostra mente,di vedere la vita.
La nostra anima non è un’idea è la sola cosa che abbiamo,siamo realmente noi.
Se noi non vediamo delle cose che altri hanno visto non è detto che queste non esistano.
Se qualcuno ci dice che un’altra vita c’è,dopo la morte,se io ci credo ho più probabilità di verificare rispetto a uno che dice di non crederci.
Saluti Daniele

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