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Storia di un’Italietta razzista: la vita da moglie di un "nero"

Di Francesco Finucci (---.---.---.146) 17 settembre 2011 05:25
Francesco Finucci

Mi viene in mente la parola che Kurtz, il Marlon Brando di Apocalypse Now continuava a ripetere. "l’orrore...l’orrore". Il razzismo non è auschwitz, non è l’apartheid, quelle non sono che le logiche conseguenze del vero orrore, quello comune, l’unico vero minimo comune multiplo del nostro paese, i discorsi di "romeni ubriaconi", "albanesi stupratori" e "neri che puzzano". Diceva Godel che gli uomini credono che le cose cambino perché confondono i dati con la realtà. Cambiano i dati, e allora credono che cambi la realtà. Non ci sono più i mezzi pubblici per i neri. pazienza, tanto i neri comunque stanno tutti assieme in fondo all’autobus comunque, perché "puzzano". nessuna legge vieta di "affittare ai meridionali", fatto sta che quando si affitta ad uno straniero un buco di garage a 500 euro, si ha anche il coraggio di dire che ci ruba la casa, se lo si compra a 3 euro l’ora ci ruba il lavoro, anche se si tratta di pulire il culo ad un anziano abbandonato in una casa-lager a marcire prima di tirare le cuoia. Bastano tre euro l’ora, almeno non lo troveremo in decomposizione dopo tre giorni.
"Quanto è triste questa italietta, quanto è vecchio questo bel paese. Quanto è spietato."
E’ triste, sì, anche se non si va più a caccia di neri, anche se qualcuno lo fa, ma pazienza l’importante è che la "brava gente" non fa niente, perché è onesta, lavoratrice e italianissima, ma non parlarle di romeni, men che mai ti azzardare a difenderli, a considerarli essere umani con il diritto di essere giudicati 1) come inidividui 2) secondo le leggi.
Quanto è vecchio, una terra desolata, corrosa dall’ignoranza, avvizzita dalla corruzione, dal clientelarismo, dal dare secondo il proprio interesse e dall’avere secondo la volontà di qualche piccolo uomo ben inserito. Vecchio, feudale, arido e senza prospettive, questo paese.
Spietato, soprattutto, nelle sfumature, nell’aria che tira, al di là delle stesse parole, quanta rabbia, quanta benzina che ha bisogno solo di un fiammifero per esplodere. Quanto è spietato questo paese che ancora a 70 anni dalla caduta del fascismo ripropone il piccolo militarismo degli uomini piccoli, che bisognano di una penna da piccolo scrittore per sentirsi patrioti come con quella degli alpini. Se la politica è vuota, è perché è vuoto il paese, vuoto il popolo che del paese è a guardia, che non ha solo il diritto ma soprattutto il dovere di permettere che il paese progredisca, lasciando alla loro sterile lotta gli uomini di parte, ai quali l’etica non si addisce.


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