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Ancora un falso della propaganda di guerra

Di mazzetta (---.---.---.53) 31 dicembre 2008 13:29

sicuramente l’Iran è "vittima di disinformazione da parte dell’occidente"

una disinformazione sostenuta professionalmente dagli stessi circoli che spandono la propaganda filoisraeliana, ci sono molti siti supportati da estremisti israeliani o filoisraeliani che si adoperano in questo, ma anche quelli di estrazione neoconservatrice per venire agli americani o quelli della "resistenza iraniana" che altro non è che l’avanzo del MEK, un’organizzazione un tempo considerata "terrorista" in occidente e oggi portata in giro come se rappresentasse l’opposizione democratica iraniana. Una bufala clamorosa, non fosse per il fatto che il MEK ha combattuto accanto a Saddam e che la sua presidentessa è tale "a vita" per nomina del marito, troppo "terrorista" per essere esibito in giro.

Gli esempi di clamorose bugie a scopo diffamatori nei confronti dell’Iran non mancano, sono decine all’anno, serve a costruire il "framing", cioè a inquadrare il "cattivo" in modo da risaltare come "buoni".
A titolo di esempio si possono ricordare le balle sul programma nucleare iraniano, volte a nascondere la realtà della "bomba atomica islamica" che in realtà è/era una joint venture tra Pakistan, Arabia Saudita, Iran e Libia o anche quelle sulla presunta legge che avrebbe costretto gli ebrei iraniani (ce n’è uno anche in parlamento, alla faccia del presunto antisemitismo iraniano) ad indossare un segno di riconoscimento giallo; una bufala clamorosa che ci fu propinata da Repubblica e Corriere con titoli che richiamavano un’analoga legge hitleriana anche se all’interno dell’articolo si diceva che non c’era conferma. La conferma c’era ed era che fosse una balla uscita per merito dei soliti noti su un giornale della destra canadese.

Mi stupisce il suo stupore, forse che l’Iraq di Saddam non è stato coperto di balle prima di essere coperto di bombe?

Riconoscerlo non vuol certo dire schierarsi dalla parte di Saddam, povero pupazzo prima usato contro l’Iran e poi brutalmente scaricato, così come riconoscere che esiste un’evidente campagna di propaganda contro l’Iran non vuol dire supportare Khamenei. Significa semplicemente riconoscere la realtà oltre la propaganda di paesi aggressori che si dicono in pericolo per colpa di paesi che non aggrediscono nessuno, l’Iran non attacca un vicino da oltre 250 anni e non si è mai preparato per nulla del genere, non possiede aviazione, ha una marina scarsa e un esercito assolutamente inadatto allo scopo. E’ abbastanza evidente che gli iraniani perseguano il nucleare come deterrente, non certo per bombardare Israele che significherebbe sterminare una quantità di arabi nei paesi vicini e condannarso alla rappresaglia atomica.

Evidentemente riusciamo a dimenticare anche le cose semplici, come il principio della deterrenza. Evidentemente c’è chi riesce a dirsi minacciato da nemici infinitamente più deboli che mantiene in cattività e questo succede perchè esiste un dispositivo enorme dedicato alla propaganda.

Su Gaza ad esempio tutti i giornali sorvolano sulla storia degli ultimi anni e si rifanno al lancio dei Qassam come giusta causa per la rappresaglia israeliana, ben pochi ricordano che all’alba delle elezioni vinte da Hamas sono stati proprio Israele e Stati Uniti ad armare Abu Mazen a spingerlo ad un fallimentare golpe che ha diviso i palestinesi tra Gaza governata da Hamas e la West Bank governata da Fatah. Eppure sono fatti che sono passati sui giornali anglosassoni e anche su quelli israeliani.
Ugualmente nessuno ricorda che nei mesi di "tregua" Israele ha ucciso decine di persone a Gaza e ha bloccato l’intera Striscia facendone una prigione.
Ugualmente nessuno ricorda che il 40% della West Bank è occupata dalle colonie illegali, che non sono sperduti avamposti, ma che occupano ormai metà dei Territori Occupati mentre i coloni, per lo più estremisti religiosi non meno orridi dell’equivalente islamico, tormentano i vicini palestinesi dopo aver loro rubato il territorio.
Ugualmente nessuno ricorda l’intervista a Minoli di Nethanyau, il quale si faceva bello di essere riuscito a far fallire gli accordi di Oslo proponendo ad Arafat condizioni impossibili e nessuno ricorda che fino a prima dell’affermazione di Hamas il mantra occidentale diceva "non ci potrà essere pace fino a che ci sarà Fatah", così come nessuno ricorda che Israele non rispetta una sola delle tante risoluzioni ONU e ancora meno le convenzioni internazionali sui territori occupati, sull’uso di armi illegali (bobe a grappolo) e sul trattamento delle popolazioni in tempo di guerra (punizioni collettive).

Dalla prigione di Gaza i palestinesi hanno potuto tirare solo qualche razzo costruito con i tubi delle grondaie contro i loro carcerieri, le loro pene e le loro ragioni non interessano nessuno, nel silenzio del mondo hanno esercitato -legittimamente- un diritto alla resistenza che è riconosciuto dalle leggi internazionali e oggi sono vittima di una -punizione collettiva- assolutamente illegale e sanguinosa, molto più sanguinosa di quanto non appaia, perchè alle centinaia di morti sono da aggiungere i quasi 2000 feriti e quanti sono rimasti senza un tetto.

Bombardare un campo profughi non è molto elegante, affermare che la consegunete strage è colpa dei prigionieri che si ribellano è disgustoso.

Il che non significa supportare Hamas, ma difendere uno standing della legalità internazionale che negli ultimi hanno è stato distrutto dalla prepotenza di chi, come Israele e Stati Uniti, ha agito sulla semplice base del diritto del più forte; diritto a fare quel che pare più comodo e anche diritto a definire le cose con nomi di comodo, la "guerra preventiva" non l’ha certo inventata Hamas, ma i cialtroni "democratici" che si dicono tanto migliori di Hamas.

Proprio la serietà nella difesa dei princìpi fondanti del diritto, ci distanzia dai partigiani unti delle ideologie, delle teocrazie o delle oligarchie che questo diritto vogliono piegare ai loro comodi, proprio la serietà nel riconoscere la realtà oltre la propaganda ci deve distinguere dai tanti tifosi su questo o quello spalto.

Mi permetta pertanto di stigmatizzare la sua chiusura ironica come sintomo di estrema immaturità politica e democratica, le guerre non si vincono certo mettendo etichette o inventando favole; con queste le guerre si possono al massimo cominciare, poi come vadano a finire non si sa, lo diceva Bismarck, non un Ayatollah.

Di solito una guerra costruita su premesse del genere ("Ill premises" dicono oltre Atlantico) finisce male, ma evidentemente nemmeno i recenti disastri in Iraq, Afghanistan e Somalia sono stati sufficienti ad insegnare qualcosa a chi non ha orecchie per intendere e occhi per vedere oltre il proprio naso


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