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Cosa succede a Milano? La Lega sull’orlo di una crisi di nervi

Di (---.---.---.12) 19 maggio 2011 19:00

La Lega Nord, ormai da molto tempo, si è adeguata ad una politica che pone in netta contraddizione l’attività romana con quella cosiddetta "padana". Per offrire agli occhi dei propri elettori una federalismo che in buona sostanza, come evidenziano studi autorevoli, non farà altro che aumentare la pressione fiscale, si è adattata a votare tutto ciò che può servire a Berlusconi per eludere l’azione della giustizia. Sarebbe invece necessario prendere atto che la priorità italiana non sono i processi di Berlusconi, ma una situazione economica non più sopportabile. E’ inutile esaltare l’opera di Tremonti come controllore dei conti pubblici quando la crescita del Pil langue rispetto a quella dei paesi Europei di primo livello. E’ inutile vantarsi di aver finanziato gli ammortizzatori sociali (con soldi destinati ad altre spese) quando non si è fatto nulla per incrementare i posti di lavoro attraverso incentivi all’economia. In questa situazione i cassintegrati saranno quasi tutti destinati alla disoccupazione! Gli elettori leghisti non possono non essere fortemente arrabbiati quando Berlusconi propone una sanatoria per l’abusivismo edilizio napoletano. 


E’ comodo dire, all’indomani della sconfitta di Milano, che è stata sbagliata la campagna elettorale i cui toni avevano raggiunto livelli tipici del più becero estremismo. Gli elettori leghisti, e non solo, si sono resi conto dell’improduttività dell’azione governativa e hanno quindi rimarcato col loro voto l’insoddisfazione per i risultati ottenuti.
A proposito di smorzamento dei toni, oggi Bossi ha dato del "matto" a Pisapia accusandolo di voler trasformare Milano in una "zingaropoli" (neologismo bossiano). Se si pensa di vincere il ballottaggio col ricorso alla mistificazione e tappezzando Milano di manifesti contro il presunto comunismo di Pisapia, mi auguro che la sconfitta sia ancora più cocente. Evidentemente Bossi ritiene che gli elettori siano dei burattini incapaci di una loro razionalità.
giovanni astolfi

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