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Un sì al nucleare da un iscritto al PD

Di (---.---.---.88) 1 aprile 2011 23:57

Concordo con la posizione a favore del nucleare. Per tutti i motivi spiegati nella nota introduttiva di Nencioli. E per molti altri motivi.

Ne aggiungo uno solo, cercando di essere il più sintetico possibile.


Nel mondo ci sono 7 miliardi di persone che nel 2010 hanno consumato circa 12,3 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio. Il 45% di tutta questa energia è stata consumata dal 17% di abitanti i Paesi industrializzati (circa 1,2 miliardi di persone). Ai restanti 5,8 miliardi (83% della popolazione) è andato il rimanente 55% dell’energia.
Non si tratta di decidere se questa può essere una situazione sostenibile. Semplicemente non lo è nei fatti. Perché tutti gli abitanti del mondo aspirano (giustamente) ad un tenore di vita che almeno si avvicini al nostro. E infatti i consumi di petrolio, di gas e di carbone (soprattutto di carbone) stanno aumentando.

Dove troveremo l’energia necessaria per soddisfare la maggiore domanda di tutti? Certamente nel gas e nel carbone, su cui continuano a puntare i 2,5 miliardi di abitanti di Cina e India. Ma non basterà.

Ragionate solo su questo. Ipotizziamo (o speriamo???) che - come accade oggi - tra 20 anni circa 2,5 miliardi di persone nei Paesi meno sviluppati continuino a morire di fame o a vivere a livelli di sussistenza, praticamente senza uso di energia commerciale. Restano i 3 miliardi di abitanti dei 5 Paesi in sviluppo più accelerato, cioè Cina, India, Brasile, Russia e Sudafrica. Ebbene, se tra 20 anni i consumi medi di energia di questi 3 miliardi di persone (solo di questi 3 miliardi) saranno LA META’ di quelli medi europei di oggi (e quindi circa un quarto di quelli medi USA) il fabbisogno di energia del mondo dovrà aumentare di circa il 50%.
Hanno diritto ad avere consumi di energia pari alla metà dei nostri?
Se si, con cosa vi provvederanno? Con le fonti rinnovabili? In parte (ma non in gran parte) certamente si. Almeno lo speriamo. Ma certo è un po’ comodo (e molto neocolonialista ) sperare che proprio i Paesi meno ricchi si sviluppino utilizzando le fonti più costose e anche più aleatorie, che richiedono enormi investimenti in reti elettriche intelligenti, in apparati di stoccaggio e in impianti di back-up. Possibilmente acquistando da noi tali tecnologie.
Peccato che nel mondo gli scemi siano finiti, anche nei Paesi in via di sviluppo. Dove, infatti, si stanno costruendo oltre 50 centrali nucleari.

Noi ovviamente possiamo puntare tutto sulle fonti rinnovabili. Pagandone il costo, però, in termici di competitività. Già oggi le industrie italiane pagano l’elettricità un terzo più che in Germania (Paese che va soprattutto a carbone) e il doppio (avete letto bene: il doppio) che in Francia, Paese che va a nucleare. Vogliamo continuare così?

La realtà è che se non vogliamo un mondo davvero esplosivo abbiamo bisogno di tutte, ma proprio di tutte le tecnologie disponibili. Anche del nucleare, pur con i rischi che implica, che comunque (in termini di morti, quanto meno) è in ogni caso una tecnologia meno pericolosa del carbone e soprattutto dell’industria chimica. Che però nessuno (ovviamente) si sogna di mettere al bando.
E soprattutto occorrerà molta ricerca per sviluppare nuove tecnologie e nuove risorse. Una esigenza, quest’ultima, su cui la sinistra dovrebbe battersi con tutte le forze, e su cui invece colpevolmente tace.

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