Ci sarà un’Italia migliore chiamata a pagare il riscatto di questi ultimi anni.
Quell’Italia, sin qui disillusa e anestetizzata, arriverà a capire il senso della democrazia e della rappresentanza che non vanno cedute con una delega in bianco sprovvista di adeguata partecipazione e controllo.
Quell’Italia migliore esiste, lavora, certo opera in altri ambiti rispetto al commensalismo o all’inquilinismo familistico eretto a sistema da lorsignori.
E’ quell’Italia che non sarà disposta a passare dalla schifo allo spavento e sarà chiamata ad un forte atto di testimonianza e di risveglio democratico.
E’ quell’Italia inespressa e mal rappresentata che deve ancora capire che l’interesse collettivo deve primeggiare sull’egoismo e sull’utilizzo personale della politica.
E’ l’Italia che non può continuare a sentirsi mortificata, quotidianamente, e relegata ad un ruolo soccombente dai prepotenti di turno.
E’ l’Italia che non può e non deve smettere di sperare, nonostante l’elevato livello che il disgusto ha raggiunto.
E’ l’Italia di quegli italiani che non hanno mai avuto il desiderio di servire e sottostare all’affarismo, alla clientela, all’imperante menefreghismo di matrice eversiva (rispetto alla legge e alla Costituzione).
E’ l’Italia diversa e distante da quell’unico ottimista che ha sin qui tutelato ed ereditato i vizi peggiori della Prima Repubblica: dalla parte più deteriore del PSI, ai Lupi di Comunione e Liberazione, passando per le mai dome madame fasciste più fasciste dei peggiori fascisti, agli accattoni di regime, agli elemosinanti del potere, agli ossequiosi e ai sempre proni, ai secessionisti avidi di ministerialismo e orgie romane.
E’ l’Italia degli italiani che non possono più girar la faccia dall’altra parte.
Malgrado il gran senso di vomito.