Non posso dare un giudizio sul Ddl, dato che non ho ancora trovato il
modo di leggerlo autonomamente e non amo giudicare in base di pensieri
altrui. Ciò che però non mi è affatto piaciuto è la fretta, l’ansia di
approvare la riforma ignorando bellamente tutti gli studenti che hanno
cercato di farsi sentire.
Sono anch’io contraria alle forme di protesta che inneggiano a blocchi
economici o rivolte violente, perché tanto chi ne fa poi le spese siamo
noi, non chi è miliardario o ha delle guardie del corpo. E non sarà mai
il metodo giusto.
Abbiamo le manifestazioni. Eppure è davvero triste essere perfettamente consapevoli che non serviranno mai a nulla.
Lo stato (il governo!) è sordo alle tante voci contrarie, è questo è
più il simbolo di uno stato tirannico che di una democrazia. E’ triste, è
squallido, è la realtà.
Ci sentiamo continuamente dire che siamo degli sfaccendati, che non
abbiamo voglia né di studiare né di lavorare. Eppure cosa ha mandato in
piazza così tante persone, se non il profondo senso di ingiustizia
provato nei confronti di qualcosa che, dal loro punto di vista, non fa
altro che svilire ulteriormente la nostra cultura? Vengono allungati i
tempi dell’università, ci sono persone che a ventisei anni sono ancora
sui libri.
Trent’anni fa sarebbe stato inconcepibile.
Credo che l’unica sarebbe trovare un metodo di rivolta pacifica, ma
efficace. Per il momento, posso solo continuare i miei studi e sperare,
un giorno, di cambiare in prima persona questo cattivo andazzo.
Buon articolo, mi è piaciuto (anche piuttosto super partes, ecco perché l’ho apprezzato: è raro).