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Chi ha paura del rom cattivo?

Di (---.---.---.227) 18 settembre 2010 09:42

Ho letto , con piacere , l’interessante articolo di Montemini , sicuramente condivisibile da chiunque si ponga rispetto ai fenomeni sociali con un atteggiamento analitico e con la consapevolezza che la realtà è il luogo della complessità e che , pertanto , non è possibile leggerla se non sbarazzandosi di quei baconiani idola tribus ( semplificazioni irriflessive e pregiudizi ) che condizionano le nostre menti . Intervengo non solo per affermare quanto prima espresso ( cosa peraltro scontata ) ma anche perché sollecitato dalla lettura dei due commenti all’articolo . Quello che mi ha colpito immediatamente ( oserei dire "a pelle" ) leggendo quanto scritto dai due signori turbati dalle tesi di Montemini , non è stato tanto o solo il contenuto delle loro "argomentazioni " ma soprattutto la forma con cui hanno espresso il loro pensiero . Mi chiedo : c’è un rapporto fra la primitiva visione del mondo espressa dai due signori e la povertà , non solo sintattica , della loro lingua ? Domanda che , immagino , apparirà retorica al linguista a cui rivolgo la mia stima .

Renato de Lucia

Gentile Sig. De Lucia, 

Suppongo uno dei due a cui lei allude sia il sottoscritto per cui mi lasci rispondere.

Partiamo dalla fine, ossia dalla sintassi. Se fa riferimento all’apostrofo prima dell’articolo maschile e a qualche altro errore di digitazione mi spiace informarla del fatto che purtroppo non ho l’abitudine di correggere quello che scrivo. 

Preciso inoltre che non sono turbato da alcuna tesi. Il Signor. Montermini (Perché quello è il cognome, che lei ha involontariamente scritto in modo errato) ha espresso una sua opinione e io ho espresso la mia NEL RISPETTO DELLA SUA. Solo che essendo uno di quei tanti italiani a cui gli zingari ROM hanno causato problemi e conoscendo altrettante persone che hanno avuto identici problemi, mi appariva alquanto sconcertante il fatto che l’autore adducesse il problema a ipotetici problemi di natura psicologica o di pregiudizio. 

A proposito del suo intervento io invece mi chiedo se ci sia effettivamente una diretta correlazione tra gli intellettuali puri e l’inutilità sostanziale dei loro interventi ai fini della ricerca delle soluzioni a problemi concreti. Un fenomeno che sembra affliggere da sempre la classe degli intellettuali puri, che campano di teorie, numeri e statistiche senza mai toccare la realtà.
Nella fattispecie di quell’intervento, se posso dare atto all’autore di avere espresso delle considerazioni profonde sulle quali io tuttavia non mi trovo d’accordo, non posso non notare la vacuità del suo intervento che non viene salvato neppure dall’immancabile sfoggio di latinismi, finalizzato ad una mera critica non tanto basata sulla sostanza dell’intervento (Infatti non mi dice nulla sui ROM), ma con un puerile attacco sui fianchi basato non sui contenuti ma sulla "Sintassi", a suo dire carente (da cui per sua conclusione logica e inoppugnabile si dovrebbe evincere anche una pochezza di contenuto naturalmente). Una limitatezza mentale tipica di una certa categoria di personaggi sui quali è meglio sorvolare. Vede, io abito da 20 in giro per il mondo oltre che in Italia. Attualmente risiedo tra Cina e Italia e, in tutta onestà ho visto di tutto. Se c’è una categoria di personaggi che evito volentieri sono certi tipi di intellettuali per il semplice fatto che la loro pienezza di sé associata al totale distacco dalla realtà (Che poi quello che ha decretato il fallimento della sinistra italiana, notoriamente molto affezionata agli intellettuali). Non esito a dire che preferisco accompagnarmi a gente che ama la concretezza e analizza i problemi per quello che sono. E sui ROM c’è poco da dire. Sono causa di annosi problemi da moltissimo tempo. Ma lei è libero di continuare a pensarla come crede naturalmente. Vale anche per la mia sintassi.

Cordiali Saluti.

Enrico C.


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