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Nell’era dei piazzisti

Di (---.---.---.168) 12 settembre 2010 16:32

Caro GMS, 


mi piace tutto del tuo articolo e soprattutto la chiusa. La implementerei volentieri con una analogia di patologia clinica:

il flagello ed il terrore di tutto l’800 e della prima metà del ’900, che, per il raccapriccio destato impedì a Thomas Mann di vincere il Nobel con Zauber Berg, e mi riferisco alla Tubercolosi, altro non è che la malattia sviluppata dal bacillo di Koch. Un micro-organismo per altro quasi innocente, quando impedito di aggregarsi e svilupparsi; ma terribile in un ospite defedato e/o costretto a vivere in ambienti insalubri. 

Mio padre - medico radiologo - vedendo ai raggi X specifici addensati calcifici nel parenchima polmonare di anziani pazienti, positivi alla "Mantù" (che ebbero contatti con il bacillo di Koch), mi insegnava che lì dentro c’erano i famigerati bacilli, ma erano "murati vivi".

Così nel caso della tubercolosi peritoneale, seguiamo le indicazioni dei vecchi chirurghi: una laparotomia a volte basta a debellare il male, prima che faccia troppi danni o si dissemini in altri distretti. Aperto l’addome e fatta prendere alla parte infettata una "boccata d’aria" i bacilli spesso cessano di essere attivi.

Se la noxa patogena che mina l’organismo Italia è quindi lì dove ci "toglie il respiro", si insuffli aria pulita a far collabire le vacuità sinora da quella create - secondo il metodo del Pneumotorace di Forlanini - in modo che i bacilli di Berlusconi diventino degli inoffensivi "murati vivi" (magari ospiti calcificati di qualche patria galera). 

Se invece quella ci generasse irresistibili "mal di pancia" allora basterebbe una generosa exeresi chirurgica a colpi di sfiducia perché la classica "boccata d’aria" mettesse fine alla sua miasmatica e deleteria esistenza.

A volte le vecchie terapie sono ancora le migliori: rapide, efficaci, con pochi effetti collaterali e senza i fenomeni di resistenza tipici di altre metodiche antibiotiche solo all’apparenza meno invasive.

Così in patologia; così in politica. Se la politica, come oggi, diventa patologia.

Gabriele Bariletti

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