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Nucleare: parola di Zichichi

Di Deandrade (---.---.---.149) 12 agosto 2010 12:04

Volevo giusto commentare un paio di cose anche per ampliare la discussione.

Riguardo alla "schiavitù" energetica, il problema non è tanto la dipendenza in sè, quanto i soggetti da cui dipendiamo: le crisi del gas fra Russia ed Ucraina sono solo un esempio di ciò che può accadere se si basa la propria economia su importazioni da paesi non propio stabili a livello di politica estera (o anche solo energetica), come anche il Venezuela (non attacco la loro politica estera, dico solo che per i paesi occidentali, e maggiormente per gli USA, è un problema basarsi su rapporti commerciali con loro). Anche i paesi medio-orientali rientrerebbero in questa categoria.
L’uranio invece è presente ovunque nella crosta terrestre, sebbene i giacimenti più facilmente (economicamente) sfruttabili al momento siano concentrati in una decina di nazioni, fra le quali si trovano partner sicuramente più tranquilli.
http://www-pub.iaea.org/MTCD/public...

Secondo, sempre nel massimo rispetto reciproco, potresti citare la fonte di quel 25 - 35% di gas serra prodotti da una centrale nucleare rispetto ad una convenzionale? Te lo chiedo perchè è la prima volta che la leggo (magari sono io a vivere fuori dal mondo :) ) e mi pare strana, dato che secondo me i vari processi di costruzione e movimentazione non sono paragonabili, a livello di CO2 emessa, alla produzione continuativa per decine di anni di energia da combustione di fossili.

Per quanto riguarda le rinnovabili, io sono assolutamente pro, sebbene al momento abbiano costi un tantino elevati per cominciare adesso a basare la propria economia su di esse: inoltre, fra le altre cose, la risorsa più allettante attualmente, cioè il vento, è paradossalmente scarsissima nella pianura padana, cioè la zona più produttiva del paese e quindi anche con una gran parte dei consumi elettrici nazionali.
Non a caso la Germania ha messo quel paletto del 2050: è un orizzonte molto lontano, abbastanza da poter eventualmente rivedere i piani qualora le cose andassero storte per un motivo o per l’altro.


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