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Stasburgo: "No al crocefisso nelle aule". Il ricorso del Governo

Di Riccardo Scano (---.---.---.119) 13 novembre 2009 00:16
Riccardo Scano

Vorrei sottolineare alcune altre cose, che forse restano poco chiare in tutti i dibattiti che sono stati fatti fino ad ora, per motivi oscuri. Invito chiunque inizi a leggere il mio articolo, così come tutti gli altri, a fare una piccola ricerca su internet sull’istituzione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale risulterà chiaro non facente parte dell’Unione Europea "e non va confusa con la Corte di Giustizia, che invece lo è", come sottolinea Wikipedia. Risulterà altrettanto chiaro che è composta da tanti giudici quanti sono gli Stati che hanno deciso, di loro spontanea volontà, di prenderne parte, e che ogni Stato propone, in vista della loro elezione, 3 giudici a loro totale discrezione. Quindi, dire che "l’Europa ci impone/consiglia..." risulta essere un’affermazione un tantinello scorretta. Si leggerà anche che "gli Stati firmatari della Convenzione (Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali) si sono impegnati a dare esecuzione alle decisioni della Corte Europea". Niente di imposto dall’Europa quindi, ma vi è il suggerimento di rispettare gli accordi volontariamente presi e che si considerano, fino a prova contraria, sacrosanti. Non è stato chiarito, inoltre, come quello del crocefisso non sia un problema di "fastidio", "disturbo" o, ancor meno, dell’opinione che hanno le altre religioni. Il dibattito si basa sulla laicità dello Stato in primo luogo, sul futuro della nostra società in quanto ad integrazione poi. É semplicemente stato ribadito come, negli spazi pubblici (e sottolineo, pubblici), soprattutto quelli abiditi alla formazione culturale dell’individuo, non possano essere esposti simboli religiosi (nemmeno la mezzaluna). Questo per diversi motivi. Problema che si pone solamente adesso, visto che i crocefissi, salvo alcune rare eccezioni, non erano nelle aule da un pezzo e nessuno, nemmeno il crociato più estremista, aveva sollevato il problema. Trovo inoltre che "spaventare" l’opinione pubblica con previsioni catastrofiche riguardo la nostra identità (ho sentito qualcuno che preannunciava la fine del Natale...) sia di una demagogia che rasenta il ridicolo. Prima di chiudere la mia non-esaustiva risposta, in attesa che qualcuno mi contraddica, volevo puntualizzare come il mio articolo fosse stato scritto e spedito non appena la notizia è stata divulgata ma, per altri motivi, è stato pubblicato in ritardo.


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