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10, 100, 1000 Val di Susa!

Come un tuffo nel passato in questi giorni sono tornate alla ribalta le Grandi Opere. Dalle centrali atomiche al Ponte sullo Stretto di Messina, i grandi progetti all’italiana ci riportano magicamente indietro nel tempo, fra proclami e slogan di rilancio dello sviluppo e della crescita.


Intanto i NO dei cittadini non si sono mai spenti, anzi non sono mai stati così vivi come ora. Agli storici NO TAV, NO Mose, NO Dalmolin, No Ponte, si aggiungono strada facendo altre azioni come il ChiaiaNOdiscarica, i NO Biomasse a Mafalda (CB), gli Abruzzo No Triv, i No Turbogas Aprilia... Da sindrome Nimbi a fenomeni di massa, i cittadini sono sempre più spesso costretti a difendersi dai politicanti di turno, che usano il manganello per far valere le proprie ragioni, anzichè il dialogo come la democrazia dovrebbe prevedere.

Ps ho cercato di elencare il maggior numero di NO, comunque sono molto più numerosi e vi invito a segnalarne altri nei commenti.

Commenti all'articolo

  • Di Gianluca Bracca (---.---.---.85) 18 marzo 2009 17:02

    C’è una realtà politica che nasce dalle esperienze di quei comitati citati nel pezzo, che ne accoglie e porta avanti le istanze, che si batte per dire no alle opere inutili e dannose soprattutto quando esistono concrete alternative quasi sempre più economiche e senza danno alcuno per salute e ambiente.

    E’ un movimento politico nato da quelle ’sacche di resistenza umana e civile’ che, stanche di vedersi quotidianamente usurpare territori, denari e salute da un sistema partitico quotidianamente in azione per assaltare i soldi pubblici, si sono riunite attorno ad un tavolo, facendo un netto passo indietro rispetto alle ideologie e ragionando sui temi reali alla base dei problemi che attanagliano questo paese.

    Si chiama PER IL BENE COMUNE e fa della partecipazione democratica un caposaldo del suo statuto, che pubblica i bilanci, che non ha segretari e che decide da pubbliche assemblee nazionali e locali la linea da adottare. E’ una realtà politica costantemente boicottata dai media detenuti dagli stessi ’signorotti’ dei partiti e che, nonostante la sua esclusione da ogni forma di finanziamento pubblico, continua il suo lavoro di costruzione di un progetto alternativo per il paese aperto al contributo di tutte le persone di buona volontà che non vogliono stare a guardare la ’nave che affonda’ senza far nulla.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.59) 25 marzo 2009 22:36

    Serve ricordare che il corpo elettorale ha mandato a casa Verdi e Comunisti?

     Leggo, su un quotidiano locale, dalla lettera di Gianluca Fasan di Basiliano che gli elettrodotti in via di costruzione “possono causare potenzialmente danni irreparabili e gravissimi alla salute agli esseri umani ecc.” proseguendo poi “danni ambientali ed economici agli abitanti e al territorio”.

    A dar man forte nella richiesta d’interramento arriva poi da Cavazzo Carnico Remo Brunetti che chiede anche lui l’interramento.

    Per contro anche il Fronte Friulano con il portavoce Federico Simeoni, fra le varie considerazioni dice che lo Stato “Con le nostre tasse aiuta di nuovo aziende cotte e stracotte …” e da qui intendo partire a mia volta.

    Quali sono le aziende cotte e stracotte nella nostra regione? Conoscemmo negli anni ’80 Comello, Cumini e Patriarca. Oggi dico due nomi per l’Alto Fiuli: Cartiera di Tolmezzo (impropriamente detta Burgo per il solo fatto di essere proprietaria ma di fatto cedendo l’attività per spremere le ultime gocce a caro prezzo per le finanze pubbliche; Cartiera Ermolli a Moggio sotto tenda a ossigeno allo stato terminale) di cui si continua l’accanimento terapeutico con salasso sempre delle finanze pubbliche.

    Ora passo ai danni alla salute paventati dagli elettrodotti: inesistenti.

    Elettrosmog – emergenza creata ad arte –, scrive in un suo libro Franco Battaglia, professore di chimica ambientale alle università di Modena e Reggio Emilia propalata con dovizia di pubblicità dei Verdastri che volevano favorire, meglio dire favorirsi, la lobby dei produttori di cavi e delle aziende per l’interramento che a quel tempo se fosse stata data attuazione alle loro insensatezze si sarebbero dovuti spendere Lire 200.000 miliardi; come sapete siamo una Stato con le casse piene … di debiti.

    Per non dire quanto insensata sarebbe tale scelta sarebbe necessario interpellare un tecnico della manutenzione. Per esperienza professionale posso dire qualcosa a tale proposito. Tralascio i problemi delle aperture e chiusure delle linee interrate con le relative sovratensioni che richiedono accorgimenti dispendiosi per gli organi che assicurano tali manovre e passo all’aspetto del ripristino di un guasto.

    La differenza e come fra il giorno e la notte. Ripristinare un elettrodotto aereo in caso di guasto è operazione che può essere effettuata entro poche ore dall’evento anche su terreni impervi.

    Nel caso dell’interramento alcuni tecnici ex-Enel, ora a riposo, mi hanno quantificato da un minimo di tre giorni nelle condizioni migliori finanche a tre settimane in situazioni orografiche particolari (si pensi alla Carnia).

    Ciò per una dorsale strategica nazionale è impensabile.

    Quando ed in quali casi particolari si ricorre all’interramento, preferibilmente in cunicoli ispezionabili? Nelle metropoli e per lunghezze limitate (2÷6 km) per alimentare grattacieli e quant’altro in area urbana.

    Qualsiasi altro utilizzo dell’interramento sarà pertanto solo frutto e rispondente a logiche politiche perverse e demagogiche.

    Pretendere poi di voler imporre per un concetto fuorviante di “democrazia” diretta su argomenti scientifici che richiedono cognizioni da addetti ai lavori sarebbe come pretendere di dire ad un luminare della chirurgia le tecniche che deve impiegare nei suoi interventi.

    Che si voglia o no le leggi della natura non sono frutto di un voto a maggioranza e minoranza e per loro stessa natura sono totalizzanti: erga omnes.

    Conforta comunque la lettera di Mauro Luglio di Monfalcone pubblicata accanto alla lettera dei due summenzionati signori.

     

    Renzo Riva

    Energia e Ambiente

    Nuovo PSI - FVG

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