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Idee per una topopologia

 

Durante una vecchia edizione della trasmissione radiofonica Zapping il conduttore Aldo Forbice ebbe occasione di definire “allocchi” coloro che in qualche modo seguono l’’operato’ di Beppe Grillo. 

Se chi segue Grillo è definibile allocco, l’ormai acquisito termine di popollo allarga la circoscritta categoria del Cavalier Forbice ad una ben più ampia collettività che in Italia segue supinamente un’informazione total-mente artefatta senza alcuna capacità di comprenderne il perverso gioco di specchi. 

 

Proviamo a vedere dove, degli specchi, converge il centrale fuoco.


Intorno alla metà degli anni Novanta, sulla rivista della Societé de Banque Suisse Il Mese, compariva un articolo nel quale si auspicava che la struttura complessiva della società passasse dalla forma piramidale a quella sferica. In quegli anni su di un’altra rivista del Consiglio d’Europa, Forum, compariva la recensione di un testo di
Richard Body intitolato Europe of many circles. 

 

A questo punto la popollare domanda da porsi è Cosa c’entrino le piramidi con i cerchi e le sfere? Che geofilosoficamente parlando c’entrino ni-ente? Non siamo lontani dal vero ipso facto.



Da un punto di vista topologico infatti il vertice della piramide così come il centro della circonferenza o quello della sfera, rappresentano la stessa cosa. E dunque la Cosa stessa. Topologica-mente, ai fini del senso della con-centr-azione, non cambia nulla se la distribuzione avviene adottando la figura e la coreografia che Craxi utilizzò all’apice della sua carriera politica (appunto una faraonica piramide) o se, il centro di ‘riferimento’ anziché al vertice della piramide cor-risponda all’irraggiante centro di una sfera ed alla sua plotiniana emanazione. 

 

La differenza fra le due immagini è piuttosto di carattere psicologico. La piramide rinvia alla triangolarità ed alla verticalità del potere, mentre la sfera allude ad una dimensione immanente con la quale si sposerebbe forse meno il Concordato craxiano. Tuttavia giacché con Emanuele Severino abbiamo ‘imparato’ che il là è anche il più vicino dei qui ed il centro garantisce l’eternità di tutti gli enti, la vera questione non ri-guarda più immanenza e trascendenza che sono ormai inscindibilmente avviluppate l’una con l’altra, bensì la gestione della struttura ideale di questo Senso infinito e della sua arcana R&S.

 

Non a caso, il sociologo Pierre Bourdieu scrisse fra l’altro La noblesse d’Etat, alludendo appunto alle categorie sociali che amministrano questa grandiosa infinità ed il suo storico destino.

 

Si rischia di rimanere degli allocchi quando a parlare sono i guardiani del popollaio. Ma ai popolli di destra e di sinistra sembra ormai essere più che mai sufficiente che il nero centro garantisca loro la dose quotidiana di panem et circenses.

 

Ur-Sens, Ur-Center, Ur-Staat e, con essi, l’italico sociolinguistico URP

 

 

 

Commenti all'articolo

  • Di Achille (---.---.---.55) 2 aprile 2009 09:52

    Primo:
    trovo l’articolo banale e confuso.
    Mi viene in mente il "latinorum" del Manzoni. Ma davvero lo scrittore crede che parlando in maniera che nessuno capisca niente lo faccia assurgere alle alte sfere intellettuali ?

    Secondo:
    Non amo Forbice, ma credo che Beppe Grillo ci marci parecchio con la demagogia. Tutto sommato deve fare soldi, e, poichè lo hanno sbattuto fuori dal mondo della televisione, si arrabatta col cercare consensi usando e urlando demagogia.
    Beppe Grillo, infatti, è , spesso, disinformato e, quindi, lui stesso disinforma.
    Valgano questi esempi:
    1. Con la sua caccia all’144 ha fatto nascere una pletora di numeri e servizi telefonici per adulti.
    2. Con la sua "scoperta" dell’ "IP Voice" ha travisato questa metodologia e ha indotto le persone a usare servizi che, se non conosciuti bene, possono danneggiare l’azienda e il privato. E comunque l’ "IP Voice" non l’ha scoperto Beppe Grillo, ma è sul mercato da almeno dieci anni.

  • Di verygod (---.---.---.139) 2 aprile 2009 11:05
    Glaros - scrittura creat(t)iva

    Rispondo al ’gentile’ interlocutore che

    Primo:
    a proposito di ’latinorum’, de gustibus non est disputandum. E, ahinoi, non lo è nemmeno la qualità dell’approccio critico... A differenza di molti altri che sto vedendo in giro, io esprimo pareri autonomi che, ove lo ritenga sensato, fanno anche tesoro deì suggerimenti altrui. Senza per questo lanciare invettive o accuse gratuite o meno gratuite. Del resto, come noto, tutti hanno il loro più o meno esteso tallone d’Achille. (Chi con e chi senza cognome). La replica che mi ha mosso su quest’Agora l’europarlamentare Donata Gottardi è un esempio di tallone piccolo, che ha saputo tornare con stile sui suoi passi; quanti dovrebbero invero imparare da quel tipo di atteggiamento... Come ho scritto su facebook il 30 marzo scorso alle 7.41, in un commento a Taradash, prima occorre ben capire e poi, se del caso, criticare. 
    Secondo:
    fatto salvo tutto quanto sopra detto, concordo con la valutazione del Grillo demagogico. Del resto nel globale villaggio e nei suoi ’comunicattivi’ strumenti c’è forse qualcosa che non lo è più? Quanto all’ "IP Voice" di cui mi si dice, sono ignorante in materia. Provvederò ad aggiornare la mia "banale e confusa" form-azione.
    Io non sono il difensore d’ufficio di Beppe Grillo e ritengo che certe critiche vadano in caso mosse direttamente a lui per dargli la possibilità di replicare in prima persona. Fra l’altro, se si dedica la dovuta attenzione alle mie cose, si scopre come la short-arT ’dedicata’ che fa parte della mia collezione si chiama Vaffancult ed è quella che, all’Assemblea di Mille di Chianciano, ho regalato a Marco Pannella. Conoscere per de-liberare dunque...
    Terzo:
    adesso mi perdonerà, ma devo attendere al più significativo impegno per un’europea elezione. Dunque, passo e chiudo.
    PD

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