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maurizio carena

maurizio carena

 la forza di cambiare le cose che posso cambiare
la serenita’ di accettare quelle che non posso cambiare
la speranza di riuscire a distinguere tra di esse

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  • Primo articolo giovedì 12 Dicembre 2008
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Ultimi commenti

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 9 febbraio 2009 17:36
    maurizio carena

      Caro Francesco,
     d’accordissimo sul provvedimento contingente cui ti riferisci.
     Io stesso ho chiesto una cosa "odiosa" come la moderazione dei commenti, del vandalo in malafede, al mio ultimo articolo (e sapendo che avrei creato un grave precedente).

     Ma ho voluto "insistere" sull’argomento solo perche’ ritenevo che cio’ che l’ha originato, il breve pezzo del bravo Francesco Rossolini, non fosse sufficientemente argomentato e potesse creare equivoci, su un argomento di somma importanza: la liberta di espressione. Inoltre credo che il dialogo sia una suprema virtu’, visto che nessuno conosce la verita’ e impariamo solo dai nostri errori.

     Noi siamo in buona fede ma non vorrei che, un domani, il potere, un qualunque potere, dal governo a una redazione, potesse imporre una qualsiasi censura alla liberta’ di pensiero, coi piu’ nobili principi. Com’e’ sempre accaduto. Perche’ nulla e’ aquisito per sempre, come tu sai.

     Mi rendo conto che certe provocazioni, evidentemente, qui e ora, non sono tollerate e vanno censurate, ma quella bilancia pende per un capello o, almeno, dovrebbe. E solo sino a quando non troveremo il modo di lasciar esprimere tutte le voci; sempre che quel sistema si trovi, sempre che quel sistema esista.
     Quindi, ben venga, oggi, la (sporadica) "moderazione" dei commenti e la loro eventuale eliminazione ma consapevoli che si tratta di censura, il peggior sistema, (parafrasando qualcuno), ma non se ne conoscono di migliori.

     Mi piacerebbe, detto per inciso, scrivere un pezzo sull’argomento, magari per ampliare e vedere da un ulteriore angolo visuale quanto esposto da Francesco Rossolini, anche se sono piu’ i dubbi che le "certezze"; mi sto domandando se potrebbe essere d’aiuto ad una maggior comprensione.
     Semmai lo faro’ sara’ piu’ per i commenti e il dialogo che spero riuscira’ a stimolare che non per il "valore" del pezzo in se’, difficile e meritevole di ben altro autore che il sottoscritto.
     Inutile aggiungere che comprendero’ se la redazione non riterra’ opportuno "pubblicarlo".

     Ti ringrazio per l’interessamento che hai dimostrato e i miei complimenti per come state gestendo dalla redazione questo nuovo tipo di giornalismo e tutti i suoi piccoli grandi problemi.
     Saluti.
     m.c.




  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 9 febbraio 2009 15:57
    maurizio carena

     glaz, dalla tua approssimativa sintassi e dai tuoi numerosi refusi si evince chiaramente che, ben difficilmente potresti aver capito chi e’ Renato Soru ne’, tantomeno, votarlo. E proprio percio’ avrei lasciato il tuo commento all’oblio che merita.
     Ma ha scritto una cosa scandalosamente razzista, che mi urta, esordendo con la premessa che potrebbe parlare di Soru solo chi e’ "sardo" ( e berlusconi allora?) 

     Ebbene: vergognati! Siamo tutti italiani, europei ed esseri umani, prima di tutto.

     Chiunque ha pieno titolo di esprimersi sulla Sardegna, basta che argomenti.
     
     Tu, e quelli come te, non hanno alcun titolo ne’ diritto per limitare la liberta’ di espressione sulla base di una presunta appartenenza etnica.
     Le tue idee mi fanno ribrezzo, specie di inconsapevole razzista. Argomenta con gli argomenti non con la "purezza razziale".
     La Sardegna dev’essere aperta al mondo, aperta a tutti, meno che ai razzisti. Ancorche’ di "pura razza sarda".
    m.c.


  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 9 febbraio 2009 15:35
    maurizio carena

     Mi faresti una lista degli "insulti" che tu proibiresti?
    "Culo", per esempio, sarebbe tra quelle? E allora il vaffanculo day l’avresti censurato?
    "Padrino" lo consideri un insulto? Non lo e’ infatti. Eppure Montanelli, Indro Montanelli, lo storico maestro di giornalismo italiano venne prima querelato da DeMita e poi, successivamente condannato, per la "colpa" di aver chiamato il notabile democristiano "padrino" in un suo fondo.
     E si potrebbe continuare all’infinito: comunista e’ un’insulto? e fascista lo e’ oppure no?

     Le parole sono pietre, ma pietre diversissime tra loro.
     L’insulto dipende quindi dal contesto, dalla fonte, dall’intenzione, da molte cose. Non e’, credo, cosi’ semplice.
     A volte l’insulto e’ un grido di dolore, di chi vorrebbe magari esprimersi meglio ma non ne ha i mezzi. E credo che il sottile veleno degli azzeccagarbugli prezzolati del potere sia molto piu temibile, anche se educato. Infatti Mussolini, inventore dei "reati a mezzo stampa" italiani, oltre all’ingiuria previde la "diffamazione", con cui, ancor oggi si trascina in tribunale Travaglio (e non solo lui)

     E comunque mi spaventa un po’ la sicurezza dei 19 contro i 3 dubbiosi. Io mi reputo il piu’ dubbioso dei tre. Non ho una ricetta, a parte la moderazione contingente dei troll. Ma mi pare sfugga il pericolo al quale ci si espone.
     Per scuotere il potere servono parole sempre nuove. Trovare il limite e’ difficile, se non impossibile: e’ un continuo, credo, ballon d’essai.
     Forse, in casi estremi, bisogna censurare, pardon: moderare. Io stesso ho recentemente richiesto tale provvedimento, dopo i vandalismi sugli articoli dedicati alle elezioni regionali sarde. Pero’ bisogna rifletterci un milione di volte, caso per caso, sapendo che si tratta di censura e ricordarsi sempre che, come diceva Eduardo Galeano, non bisogna aver paura delle urla dei violenti, ma del silenzio degli onesti. Specie per chi scrive. 



  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 8 febbraio 2009 15:13
    maurizio carena

     Ma, cara Gloria Esposito, e’ proprio questo il "valore" del tuo articolo, un’interpretazione personale di una realta’, quella presentata dai mainstream. Che spesso e’ proprio il contrario.
     E siccome i mainstream sono pura propaganda per distrarre la gente con delle inutili scemenze, onde evitare che possano pensare di impicciarsi dei veri problemi del Paese, il valore del citizen journalism e’ proprio cio’ che tu e tutti noi, cerchiamo di fare, ovvero dare contesto e analisi al blob informativo di milioni di notizie che si annullano a vicenda e non fanno capir niente (proprio cio’ che vuole il sistema).
     Tu stavolta hai centrato in pieno il bersaglio di un "giornalismo partecipativo" che, a mio parere, non puo’ e non deve competere con la propaganda dei mainstream copiandoli, bensi’ deve (dovrebbe) proporre una comunicazione diversa, piu’ rapida e analitica insieme, meno retorica e piu’ etica, meno marchettara e piu’ sincera.
     Io vedo questo tipo di giornalismo (di un social network come Agora’ vox o altri), come una vera palestra culturale, di impegno civile, di continua messa in discussione, di crescita, di apprendimento, di stimolo al miglioramento individuale e collettivo insieme. Il giornalismo del XXI secolo. Diverso dai predecessori.
     
     Esattamente cio’ che e’ il tuo, seppur breve, articolo: "sentito", circostanziato, motivato, focalizzato, personale.
     Non ho nessun titolo per dare consigli ma, se dovessi, ti direi: scrivi sempre cio’ che hai paura di scrivere.
     m.c.
     



  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 febbraio 2009 18:21
    maurizio carena

     ho meditato con attenzione il tuo commento, non ideologico e non schierato. E non hai tutti i torti, anche se come saprai, per i pignoramenti dei contadini di Decimoputzu e limitrofi, ci si riferisce a fatti di fine anni ottanta.
     E per cio’ che riguarda lo scandalo della grande distribuzione, che strangola i dettaglianti, saprai altresi’ che i comuni, e non la regione, prendono tali accordi.
     Credo invece che i vari petrolchimici e raffinerie varie, per non dire delle servitu’ militari, facciano parte di un’epoca ormai morta, che ha solo danneggiato la Sardegna.
     Lo so, dicendo questo mi faro’ odiare da chi sperimenta sulla propria pelle il dramma umano della disoccupazione (che io conosco bene); eppero’ serve una rivoluzione copernicana in quest’isola affascinante e arcaica nel contempo.

     Servono idee nuove. Servono categorie nuove. Servono, credo, occhi nuovi.

    Turismo, sport, enogastronomia, artigianato, cultura, agricoltura: sono queste a mio avviso le cose cui deve votarsi la Sardegna.
     Contro Soru, diciamolo chiaro, c’e’ solo l’onnipotente potenza del mattone isolano, che ha visto diminuire i suoi utili. E io ti dico: che crollino gli utili dei principi del mattone, se questo sara’ il prezzo per salvare la Sardegna dallo stupro del cemento, per liberarla da questa criminale classe dirigente attuale, per permetterle di pensare ad uno sviluppo alternativo.

     Io, te lo confesso, mi sento molto piu’ vicino a un Gavino Sale che non a un’uomo d’affari come, in fondo e’ Renato Soru. Detesto il capitalismo di per se, ma non e’ questo il punto. Sale, oggi come oggi, non puo’ vincere, Soru si.
     Soru puo’ vincere e puo’ cambiere qualcosa. L’ha dimostrato. Per questo fa paura ai notabili.
     E poi, francamente, quando penso ai Lula, ai Chavez, agli Obama, agli Zapatero e poi vedo, con orrore, la video-carne nostrana ovvero un vecchio ultrasettantenne reazionario, sessista, guerrafondaio, plurinquisito, che viene a fare comizi per il sio prestanome, mi viene lo sconforto: mi sembra di vivere in una satrapia del terzo mondo (senza offesa per il Terzo Mondo). Piuttosto che votare lui mi farei tagliare una falange, per dignita’, non per odio.
     .......
     Renato Soru quando parla sembra che sogni. Poi pero’ le cose le fa. Con piglio forse un po’ troppo decisionista, con una riservatezza che rasenta la scontrosita’, pero’ le cose le fa. E, secondo me, parere opinabilissimo, fa le cose giuste. Non sempre. Non tutte. Ma fa le cose importanti. Quelle per il futuro e non il suo, il futuro di tutti.
     Purtroppo, lo dico con rammarico e me ne assumo la responsabilita’, noi italiani e specie noi sardi, non siamo capaci, come altri popoli, di pensare in termini di "patto sociale", di "onesta", di "rispeto delle regole" uguali e condivise. Noi il prossimo, spesso e volentieri, vogliamo fregarlo, perche’ siamo piu’ furbi o almeno, cosi’ crediamo.
    Soru non vuole solo governare, vuole rivoluzionare l’isola, diminuirne la disperazione e la solitudine. Soru vuole rendere i sardi orgogliosi della loro lingua e della loro terra, ma oltre la retorica di facciata.
     Tu, se sei sardo, sai quanti di noi semplicemente si vergognano di parlare la lingua sarda in pubblico, anche se la conoscono. E poi, magari, vanno ai corsi d’inglese... ma il sardo no: vergogna.
     Ma ci rendiamo conto? secoli di dominazione ci impediscono persino di pensare nei termini della nostra lingua. Abbiamo introiettato a tal punto la mentalita’ coloniale?

     Io credo che la diversita’ sia la ricchezza piu’ grande, ma la diversita’ inter pares, non quella che intercorre tra il padrone e lo schiavo.
     Io, magari illudendomi, credo sia questa, in fondo, la piu’ grande qualita’ di Soru: ricostruire un’identita’ sarda, aperta al mondo, sia ben chiaro, ma definita e consapevole.
     
     Soru, se perdera’, sara’ proprio perche’ ha dimostrato di volersi spingere, idealmente e culturalmente, troppo avanti, in una terra dove (quasi) tutti vogliono avere la seconda casa al mare "perche’ ce l’ha anche il vicino"... e che si fottano le prossime generazioni (l’ho sentito con le mie orecchie).
     E tu capisci, caro Lupodeicieli, che su queste basi (arciitaliane) l’idealismo di un Soru appare quasi ingenuo, irrealizzabile.
     Pero’ Soru crede veramente in cio’ che dice. Ama quest’isola. L’ha dimostrato con amici e nemici.
    Nessuno attraversa la vita senza colpe, tantomeno Soru ma, pur coi suoi (numerosi) errori, non credo meriti l’inferno, al quale lo vogliono condannare i re del mattone isolani.
     saluti.
    m.c.









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