In memoria di due deportati catanesi: Carmelo Salanitro, Nunzio Di Francesco
“IN
RICORDO DI UN EROE ETNEO: IL PROFESSOR SALANITRO” – TR
( TRIANGOLO ROSSO — ottobre 1995 )
Nunzio
Di Francesco, Catania
dal
sito di ANED -Associazione Nazionale ed deportati nei campi nazisti
http://www.deportati.it/non-categorizzato/ricordo_eroe/
“ Fu
verso la fine del gennaio ’45 quando mi trovai nel Lazaret
(Kanchecaus) di Mauthausen (forse si chiamava campo 3), parcheggiato
nudo assieme ad altri centinaia di deportati di nazionalità diverse.
Conobbi qui un anziano medico lombardo, deportato sin dal mese di
aprile 1944, Vallardi di cognome. Questi mi consigliò di farmi
trasferire subito da quel baraccone in qualsiasi comando di lavoro
forzato, provvedendo nello stesso tempo egli stesso per risparmiarmi
da eventuali esprimenti nazisti. Ancora ventenne, mi sentivo
spacciato e non avevo nessuna voglia di sopravvivere, ma il Vallardi
mi fece conoscere altri deportati italiani parcheggiati in quel
puzzolente baraccone: un altro lombardo quarantenne, il barbiere
della baracca; un torinese cinquantenne assieme al figlio ventenne.
Ma l’incontro più significativo fu con un Etneo di Adrano, il
Prof. Carmelo Salanitro. Era fisicamente mal ridotto, proprio ai
minimi termini, più che gli altri, non solo per la lunga durata
della sua deportazione, ma, soprattutto, per la sua sensibilità di
uomo onesto, raffinato per la sua ottima educazione, la sua
religiosità, la sua cultura. Era stato un dirigente del Partito
Popolare, molto amico di Don Sturzo. Si reggeva a stento all’impiedi,
annichilito, senza occhiali, quasi non vedeva. Nel sentire il mio
accento etneo, provò un senso di conforto. Volle sapere il perché,
io così giovane, fossi stato deportato. Partigiano, risposi,
condannato a morte dal tribunale nazifascista di Torino. E lei,
professore, perché qui? domandai. Educavo, rispose, i miei studenti
a lottare per la pace, la libertà e la democrazia. Fu il mio preside
Verde a denunciarmi ed a consegnarmi al tribunale speciale fascista,
condannato a 18 anni da scontare nel carcere di Sulmona. Dopo l’8
settembre 1943, venni consegnato ai nazisti e deportato in più campi
di sterminio (Dachau – Mauthausen). Il prof. Salanitro, malgrado
fosse quasi del tutto privato della sua forza fisica, si mostrava,
per la grande energia morale che aveva, sereno e rassegnato come se
gli toccasse pagare con la tortura, per il resto della sua vita, per
la difesa di una giusta causa: i grandi ideali della libertà, della
pace e della democrazia. Veniva finito nelle camere a gas il 24
aprile del 1945, nel momento in cui stava per concludersi il
conflitto contro il nazifascismo in Italia e in Europa. Carmelo
Salanitro fu un personaggio molto scomodo per essere restituito vivo
alla sua terra e finì nei forni crematori assieme a tanti altri
milioni di martiri, desiderosi di libertà e di pace. Che cosa ne
penserebbero alcuni dirigenti del Partito Popolare di
oggi, dai Buttiglione ai Formigoni? Rinnegherebbero i patrioti
cattolici che, assieme a moltissimi combattenti laici e di sinistra,
pagarono con le torture la vittoria della libertà, della democrazia
e la pace, trovandosi alleati nuovamente con i fascisti di ieri e di
oggi? Questa enorme, pericolosa confusione politica dovrebbe far
riflettere tutti gli italiani che si ispirano ai valori della pace,
della democrazia e della giustizia sociale, difesi col sangue dai più
generosi.”
Nunzio
Di Francesco
partigiano
in Piemonte, sopravvissuto al Lager di Mauthausen ( scomparso il 21
luglio 2011)