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Commento di Persio Flacco

su Dopo l'attacco: l'imprevedibile e il prevedibile in Medio Oriente


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Persio Flacco 11 gennaio 2020 01:11

Da quelle parti di droni ne girano parecchi: https://thebulletin.org/2020/01/soleimani-and-beyond-5-ways-that-drones-have-destabilized-iraq/

Se a far secco Soleimani è stato un drone, e non lo sappiamo per certo, la sua base di partenza può essere stata non tra quelle ufficiali, e anche prossima all’obiettivo. Si tratta di congetture ovviamente.

La stranezza dell’operazione contro il generale iraniano inizia dalle scarse precauzioni prese da quest’ultimo, come se godesse di qualche salvacondotto da parte di chi controlla il territorio. E questo fa pensare che egli fosse impegnato in una missione considerata non ostile dai suddetti controllori. Probabilmente per risolvere o attenuare la situazione di crisi creata dagli attacchi all’ambasciata USA a Baghdad.

Se fosse stato nella capitale irakena per una missione ostile è lecito pensare che si sarebbe mosso in modo differente. Di sicuro non su invito del governo irakeno, non su un volo di linea, non su un veicolo non blindato su un percorso prevedibile. Sono congetture, ma è assai improbabile che un uomo scampato a mille agguati sui teatri di guerra si sia esposto così ingenuamente se non avesse avuto garanzie di immunità di alto livello.
Anche per questo è strano che l’ordine di ucciderlo sia partito dalla presidenza USA, ma non solo per questo.

La mancata "presidenta" USA, Hillary Clinton, commentando l’uccisione di Soleimani ha dichiarato che se fosse stata lei alla Casa Bianca la guerra all’Iran sarebbe già cosa fatta. Al contrario, è noto che l’attuale presidente non solo non ha alcuna intenzione di impelagarsi in una impresa tanto rischiosa, ma ha chiaramente manifestato con parole e fatti l’intenzione di disimpegnare gli Stati Uniti dall’area.

Cosa che ha mandato in paranoia più di ogni altro gli strateghi sionisti, che contano sulla presenza americana e sulla liquidazione del regime iraniano per mano degli USA puntano da anni. Israele è un Paese armato potentemente ma con una scarsa profondità strategica. Lo ha dimostrato chiaramente il conflitto con Hezbollah nel 2006.

Dunque per quale motivo Trump avrebbe ordinato un deliberato atto di guerra contro l’Iran, quale è stato l’assassinio di un alto ufficiale iraniano e uomo simbolo di quel regime, con l’inevitabile conseguente impegno militare che ciò avrebbe comportato?
O Trump ha improvvisamente ribaltato la sua linea politica generale riguardo al Medio Oriente, e non se ne comprende la ragione, oppure non è stato lui a ordinare l’operazione, ma ha ritenuto conveniente assumersene la paternità.
Una scelta logica e plausibile solo se ad attuare l’operazione fosse stato Israele.

Poniamo che così fosse stato e che gli USA avessero indicato Israele come responsabile della morte di Soleimani. In tal caso è ovvio che la reazione iraniana sarebbe stata indirizzata contro obiettivi israeliani. Trump avrebbe potuto evitare di coinvolgere gli USA nel conflitto? Improbabile: Congresso, mass media, opinione pubblica lo avrebbero costretto a schierarsi militarmente contro l’Iran, e questo avrebbe soddisfatto gli strateghi sionisti, che sono una manica di esaltati con la testa nella Bibbia.
Assumendosi la responsabilità della morte di Soleimani Trump ha evitato questo e ora può gestire la crisi a suo modo.

Se tutto questo ragionamento avesse fondamento potremmo assistere ad una "inspiegabile" e repentina distensione dei rapporti USA-Iran e ad una accelerazione del disimpegno americano nell’area.

Una prospettiva che accrescerebbe la probabilità di altri episodi eclatanti tesi alla direzione contraria.


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