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Commento di Marina Serafini

su Un oscuro desiderio


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Marina Serafini Marina Serafini 29 dicembre 2019 23:02

Carissimo, le mie parole mirano al rilancio per continuare un dialogo che con te - azzardo anch’io l’utilizzo del tu - é sempre fruttuoso e gradito, e sono davvero lieta che questo aspetto sia stato colto. Dunque: Absit iniuria verbis! Temo che alla tua domanda iniziale sia difficile dare una risposta univoca, temo che noi umani siamo vittime di forze diverse che ci spingono e ci contraggono, e ci distorcono in modo che puó è al contempo non può trovare giustificazione. Oggi riflettevo sulle tue parole mentre vedevo un film interessante: La morte e la fanciulla. Una donna vittima di abusi riesce a smascherare il suo aguzzino e a farlo confessare. Egli non é pentito, tutt’altro. E nel suo discorso egli espone l motivi che lo hanno portato a godere dei propri soprusi. Motivi morbosi, motivi che consentivano ad un uomo qualunque di sentirti potente, per via di una situazione particolare. La vittima decide infine di lasciarlo andare, lo libera e lo lascia lì, senza ucciderlo - a differenza delle originarie intenzioni. Eccomi dunque venire a te: il giudizio non può venire da fuori, arriva da dentro ed incombe su ognuno attraverso la propria esistenza. Tu sai ciò che sei e in questo la vita giudica l’individuo in un modo che non é contestabile, perché il giudizio sta nella consapevolezza interiore. Un saluto


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